Mar 012009
Finalmente era lì davanti a me. Sembrava mi aspettasse. Sapevo, con la consapevolezza propria del sogno, chi era. Indossava la classica palandrana e cilindro ed era lì per rispondere alle mie domande. Finalmente potevo cercare di capire, proprio da chi mi dicevano era il vero padrone della Terra, qual’era la natura del suo potere. Magari, anche come fare a sconfiggerlo. Così, anche un pò ingenuamente e tremante gli chiesi:
«Come fai a essere così forte?»
E lui:
«Datemi la possibilità di battere moneta e me ne fregherò di chi fa le leggi»
Rimasi un momento in silenzio a riflettere.
Lui continuò:
«Voglio quella stampante perché da quella deriva il mio potere»
Mentre parlava vedevo una gigantesca rotativa da cui usciva ininterrotto un enorme nastro di denaro. Lungo il percorso annodava e strangolava uomini, donne e bambini che gridavano e piangevano.
Ero sopreso, ma non capivo bene perché. Io conoscevo già questa risposta. Ma nel sogno, forse il suo tono, mi fece riflettere su un punto che, da sveglio, chissà perché, non avevo mai soppesato. Così gli dissi:
«Ma…scusa, ‘caro’ IGB, ho sentito bene? TU, il padrone della terra, chiedi qualcosa a qualcuno?
E stiamo parlando dell’origine della tua forza!
A CHI stai chiedendo? CHI ti deve dare questa possibilità? »
Con l’aria di un maestro benevolo rispose:
«Come a chi? Ma a TE, caro il mio! Del resto TU me lo hai già dato! »
«Come te l’ho già dato? Ma io non ti ho dato proprio niente! E anzi, proprio non voglio, mica sono scemo! Ammetto che prima che mi dicessero del signoraggio non ci avrei badato. Ammetto che prima di conoscere la riserva frazionaria mi fidavo delle banche, anche se naturalmente sapevo che agivano per guadagno, e soprattutto pensavo che la moneta fosse dello stato. Ma ora che lo so, col cavolo che ti darò questo diritto, mi dovresti ipnotizzare, mi dovresti.»
Mi guardò con un sorriso di compassione.
«Beh, quasi. Quasi. Non sono io che ti ho ipnotizzato ma un altro. Ti ricordi vero che siamo in democrazia?
Ecco, lo sai che in questa meravigliosa invenzione , che è la democrazia rappresentativa, tu devi solo scegliere chi deciderà per te?»
«Certo che lo so. Epperforza devo eleggere qualcuno, mica possiamo governare tutti! Io mi sono scelto il mio amico Sergio. Sai lui ha esperienza. Sta spesso fuori d’italia. Conosce il mondo e un sacco di persone.»
«Ecco, proprio lui, a tuo nome, mi ha già dato la possibilità di battere moneta. Del resto è stato facile. Tra di noi, cercatori di potere, ci capiamo al volo. Non importa che tipo di potere sia la nostra specialità. Abbiamo tutti bisogno, a volte, di altri tipi di potere diversi da quelli che di solito trattiamo meglio. E così, spesso, ce li scambiamo. E quelli che hanno potere politico hanno spesso voglia di denaro e così…non ci vuole molto. Del resto hai visto che anch’io ho bisogno del potere politico, non solo per avere solo io la stampante della moneta, ma anche per altre faccenduole…»
«Ah. Ma guarda quel figlio di ….. E non mi aveva detto niente. Ma alle prossime elezioni ti frego. Mi cerco uno che mi garantisca che non ti ridarà quella possibilità. E voglio vedere come fai, voglio.»
«Ah ah ah. Ma sei proprio un ingenuo. Chiunque tu scelga poi agirà senza vincolo di mandato. Sei obbligato a scegliere qualcuno, non vorrai mica governare tu no?, così ignorante della complessa macchina dello stato. E come sai, bisogna garantirgli che possa agire liberamente che non sia sottoposto a rigidi mandati, deve essere flessibile, meno che mai potrai revocarlo e soprattutto deve agire secondo la sua COSCIENZA…. E’ una vera fortuna che la sua coscienza sia sporca. ih ih ih ih…»
«Brutto stronzo! Adesso mi fai incazzare. Sai che faccio? Me ne frego che non capisco niente e che non so amministrare. La prossima volta che ci sono le elezioni mi faccio eleggere proprio io! Ho un sacco di amici che mi conoscono così voglio vedere che fai?! Eh, che fai? Sei finito!»
«Povero il mio. Mi fai quasi tenerezza. Farti eleggere…. E come poco ti conosci. Come poco conosci l’animo umano e le sue debolezze.»
Fece una piccola pausa e poi continuò, mellifluo:
«Senti caro, ti ho visto l’altro giorno al porto, come guardavi quella barchetta bianca e blu…»
Rimasi sorpreso. Era vero; quella barca era da un pezzo un mio sogno, ma come faceva lui a saperlo?
«Beh? e che c’entra?» Dissi incerto. « Pensavo che mi sarebbe piaciuto andarci un pò giro questa estate, coi miei figli, insegnargli a pescare con la rete…, embè?»
«Vedi, io so che non te la puoi permettere, a cambiali forse, ma non è detto, hai anche il mutuo da pagare…»
«Ma quello è colpa tua! E me lo ricordi pure!»
«Si, si, hai ragione, ma vedi… io posso eliminarti questo peso, anzi darti anche più di una casa. Ti andrebbe una villettina sull’argentario, o anche sulle dolomiti eh. Dimmi pure, non c’è problema, e in più farti avere una barca più grande e bella…. vuoi un due alberi’? O un bel cabinato da 1200 CV con salone panoramico.»
«Beh,… insomma.. ma che stai dicendo?…certo sarebbe bello… ma…che c’entra…»
«Ah, e tua moglie che voleva una macchinetta per andare dalla mamma che sta fuori città? a lei darei una bella c3. pensa che felice sarebbe. E quella povera vecchietta di tua madre! con quella salute malferma…in quella specie di gabbiotto di cemento… una madre anziana avrebbe diritto a godersi un pò di aria, di verde, di natura e non sbattersi per farsi comprare la spesa… guarda a lei la mettiamo in un pensionato di lusso che ha un parco grandissimo attorno, assistenza sanitaria di qualità 24 su 24, miniappartemento privato con tutti i confort, che andarla a trovarla sarà un piacere… ve lo meritereste…avete già tanto sofferto…»
«Ma… ecco… da questo punto di vista… abbiamo tanti bisogni…tanti sogni… anche mio figlio Luigi… che vorrebbe tanto fare un master in america…»
«Ma certo! ma non ti preoccupare! Figurati, io posseggo tutte le scuole di specializzazione degne di questo nome e tutti i presidi delle università. Anzi, sai che facciamo me lo porto con me prima alla Bocconi e poi gli facciamo fare un dottorato ad Harward, in economia eh. Che poi lo faccio lavorare con me…»
Mentre parlava mi balenavano squarci di immagini di una vita serena e felice. Io sulla barca, i miei figli che sorridevano felici…mi vidi anche morire circondato dall’affetto dei miei cari. Sentii me stesso dire qualcosa che pensavo non avrei mai detto:
«Beh… messa così… in fondo… poi ecco… mica pretenderò di cambiare il mondo io da solo no? Le cose sono sempre andate così…. mica che…va bene. Fanculo. Accetto.»
Il suo aspetto era ora trionfante.
«Bene il mio. Hai visto? La natura umana è fragile. Però prima fatti eleggere neh carino? Dubito che qualche buon partito ti candiderebbe…tu non conti niente. Devi avere già qualche pò di potere da investire. e mi sa che… sei fregato!»
«Sei veramente un bastardo! Non credere di averla vinta. Prima o poi farò saltare in aria la tua cazzo di stampante!»
«Ah, la metti giù dura? La stampante? Quanto sei sciocco! Stai attento che non ci metto molto a trasformare il mio potere monetario in potere militare, ti faccio sparire come voglio, anzi mi basta scambiare un pò di potere monetario con un pò di potere giudiziario, e tu finisci legalmente in galera, una cosetta pulita.
Te l’ho già detto. Io, noi, che abbiamo potere possiamo fregarcene delle leggi. Noi le leggi le facciamo fare facilmente. Il potere, nella forma politica, fa le leggi che vuole. Io, ho già moltissimo potere. In forma di denaro, ma quello si trasforma facilmente in altre forme di potere… e per giunta si accumula facilmente si può accumulare un sacco di potere quando ha la forma della moneta. Per questo l’ho scelta come la mia specialità.»
Lentamente una strana sensazione si faceva largo. Mentre lo guardavo parlare i suoi abiti cambiavano. Ora aveva una divisa da generale pieno di decorazioni, poi un abito da giudice, poi un camice da professore e la sua faccia cambiava forma e colore… mi veniva da vomitare.
«Però altri si trovano bene con altre forme di potere. Ad alcuni piace vederlo proprio in azione diretta. Ci sono quelli che si sono specializzati nel potere dell’informazione per esempio. Ahh anche quella, che bella forma di potere che è… e come ci siamo utili a vicenda! Siamo molto in buoni rapporti noi che abbiamo potere monetario e potere informativo. Ma del resto facciamo tutti ottimi scambi.
Anche il potere militare eh, non è male anzi, qualche volta ne ho anche un po’ invidia, perchè i soldi non ammazzano, direttamente intendo. E quindi, quando mi serve una cosa così, devo scambiare il mio potere monetario con potere militare...»
Avevo voglia di piangere. Anzi, forse nel sogno piangevo. Mi faceva schifo. E mi facevo schifo anch’io.
«Ecco, l’unica limitazione del potere monetario è che in sè non vale niente, non serve a niente. Non lo puoi mangiare, non ci puoi scopare, non ci puoi fare le leggi, non ci puoi uccidere, minacciare… per fare tutte queste cose lo devo scambiare e tradurlo in altre forme.
Però, come si scambia rapidamente! E quanto se ne può accumulare in poco spazio! Anche soltanto nella memoria di un computer.. mi piacciono i poteri, specie quando sono simbolici, quasi astratti, non materiali, per questo mi piace anche quello dell’informazione… Mica come quello militare che per accumularne tanto bisogna sprecare un sacco di spazio, basi aree, terrestri, navi, carriarmati, missili, rampe di lancio… e quando lo usi lascia un sacco di strascichi… puah robaccia, però serve anche quello eh… Comunque a loro piace, gli da soddisfazione quella forma…possedere territori, distruggere, inquadrare le persone, ucciderle stuprarle, far sentire la paura…devo dire che effettivamente può dare soddisfazioni…del resto ogni potere ha il suo ambito di applicazione, di maggiore efficacia rispetto ad altri…ma la moneta, ah la moneta, che invenzione!»
Io ascoltavo a bocca aperta. Cominciavo a capire. Avevo la visione delle mille facce del potere che opprimevano il mondo e mi sentitvo impotente. Ma avevo davanti a me lui e l’odiavo. Volevo ferirlo in qualche modo, E un pò infantilmente me ne uscii con:
«E basta co’ sta salsa, l’ho capito sai? mica sono scemo. A te piace sguazzare nel denaro. Scommetto che ci dormi pure insieme.»
«aha ah ah…ti rode eh? Comunque no, a me la carta moneta mi dà l’orticaria, ma tanto io non la tocco.»
«Ma…. niente niente adesso mi vuoi dire che il denaro non ti piace?»
«Lo vedi che non hai capito niente? Del denaro io amo la sua astrattezza. Non la sua materialità. Meno male che tra un pò l’eliminiamo e facciamo tutto col computer. Già ora, pensa che velocità…swisc…. in un attimo enormi quantità di potere da mano in mano….e poi dopo …swiscc… e voi ancora meno capirete da dove arriva il suo potere. Ah ah ah.
Il denaro è la forma di potere più… elegante. Se penso che tutto poi si basa, non solo sul fatto che siete voi che mi date la stampante, ma che siete voi che attribuite importanza alla moneta, Siete voi che gli date il valore della fiducia che avretele cose che essa promette vi potrà dare… è fantastico. Il massimo della flessibilità del potere nella completa astrazione dello stesso. Inafferrabile e convertibile.»
«E’ diabolico tutto questo… Ma allora… non posso fare niente…»
«Che fa ti metti a frignare adesso? No. Non puoi fare niente. Solo il potere può generare altro potere e tu non ne hai niente…quindi…»
«Non ne ho niente. Come niente? Proprio niente niente, no eh? Un pò ce l’ho anch’io. Magari una microcaccola ma ce l’ho. Anzi ne ho di diversi tipi, anche se piccoli piccoli. Anch’io ho un po di potere di informazione, se lo dico a tutti come sei…oppure potrei rompere il mio salvadanaio e trasformare il mio piccolo potere economico in potere militare pagando un killer a buon mercato… a Catania se ne trovano che per cento euro ti sparano, e poi ciò il mio voto…è piccolo, è un voto solo, ma… Vedi? Anch’io nel mio piccolissimo ne ho…. ah si… e poi non ti fare beccare faccia a faccia perchè fisicamente (militarmente come dici tu, e in quell’ambito ristretto dell’uno a uno) sono addirittura più forte io e ti spacco la faccia.»
Un lampo di qualcosa che assomigliava a rispetto passò nei suoi occhi.
«Ah, vedo che non sei così stupido, cominci a capire. Comunque hai troppo poco potere. Non puoi neanche scalfirmi, qualunque forma tu abbia in mente di usare»
«Certo, hai ragione. Se uso solo il mio potere hai ragione. Ma se mi metto insieme ad altri potremmo avere potere a sufficienza per schiacciarti.»
Ora sembrava incuriosito, e si avvicinò a me, facendosi più grande.
«Che ti stai mettendo in testa? di fare la rivoluzione? Che tipo di potere vorresti utilizzare? Il potere militare? A mani nude o con le doppiette del nonno contro i missili e cannoni? Non hai visto come è finita a Tien a men? Coi sacchetti della spesa contro i carriarmati? ah ah ah»
«Che rabbia che mi fai…Eppure…ci deve essere un modo…
Di sicuro mi devo mettere con altri.
Poi devo scoprire qual’è la… come dici tu?…ah si, la forma di potere che ci è più congeniale e che è più alla nostra portata… e quella dove tu sei più fragile, l’ambito dove sei più fragile… ma SI!
Me lo hai detto tu stesso! Ah ah ah ah! Che stupido che sei!»
Questa volta il lampo negli occhi sembrava quasi…timore!!
«…di…che stai cianciando?…sei solo una pulce che schiaccio quando voglio…che avresti in mente?»
«Ah, sei curioso? Che niente niente te cominci a preoccupà?
L’hai detto tu: hai bisogno della forma politica per avere quello che hai. E il potere politico siamo noi che te lo diamo, o meglio che ci costringono a darlo ad altri con cui tu lo scambi. Bisogna che tutti ce ne accorgiamo e non te lo diamo più. E’ semplice.
E qui che siamo più forti, perchè dipende solo da noi. Non dobbiamo più dare a nessuno il nostro potere politico. Nè a te. Nè ai nostri rappresentanti. Nè a nessuno.
La nostra forza sono le nostre teste. Più siamo più contiamo. Lo dicevo io che in fondo aveva ragione marx: più prole più potere ehehhehe.»
«Hai poco da ridere e scherzare. Sei un illuso.Guarda che c’è sempre il potere militare che ti schiaccia»
La sua voce però ora suonava falsa e non più così sicura.
«A me forse, da solo col mio sacchetto. Ma non puoi ucciderci tutti. Nè puoi distruggere tutto. Crollerebbe il tuo stesso potere.»
Un rivolo di bava gli usciva dalla bocca. La sua voce ora suonava sorda e rabbiosa, ma non mi faceva più paura.
«Sei una blatta. Non riuscirai mai a convincere tutti. Non hai alcun potere di informazione. Tutto quello che farai io lo metterò a tacere, lo traviserò, lo coprirò di fango…nessuno ti ascolterà. Ricordati che posso usare tutte le tv e i giornali del mondo scambiando il mio potere econom…»
«Si si, ebbasta. Ormai l’ho capita. Ma vedremo chi vince. Sai che sei troppo sicuro di te? “Tutto quello che farò”…”nessuno ti ascolterà”… tutto, nessuno,…usi troppi assoluti. Ti piacerebbe. Ricordati che anche se ne ho poco io ho del potere. E poi ci sono degli ambiti dove tutta la tua informazione non conta un cazzo. Quando parlo faccia a faccia la tv conta molto poco. Non puoi controllare quel tipo di informazione!!! E poi…SIII, c’è un potere che tu non puoi neanche comprare…nemmeno lontanamente…anzi ce ne sono diversi…»
«ah si? e quale sarebbero?»
I suoi occhi ora erano spalancati e iniettati di sangue. E mi sembrava che quasi già sapesse la mia risposta.
«Ma l’amore per esempio. La fiducia. La fantasia. La creatività. L’altruismo. Il rispetto vero. Tutta roba che noi possiamo usare e mettere insieme, creando sistemi per smontare il tuo potere e quello degli altri. Possiamo crescere e diventare tanto numerosi da toglierti tutto il potere politico. Te l’ho detto quello appartiene a noi. Sei tu che ci hai concesso questa democrazia perchè così potevi muoverti meglio, non è vero? Però ci hai ingannato con la storia che non potevamo usare direttamente il nostro potere politico. Invece possiamo e dobbiamo.»
«Non riuscirete mai a costruire una organizzazione senza generare voi stessi nuovi cacciatori di potere che si prenderanno il potere che voi insieme generete. Cadrete vittime di voi stessi. Voi siete fatti della nostra stessa pasta. Tutti sono fatti della stessa pasta. Anche tu. Te l’ho dimostrato»
«Si’, è vero. Ma dimentichi il discorso degli “ambiti”. Se tu mi dai potere, e nessuno può controllarmi o togliermelo, allora è vero che mi comporto come te. Ma se tutti possiamo controllare solo una uguale fettina di potere… allora sei fregato.»
«Mi fai ridere. Se questa è la tua idea, allora posso dormire sonni tranquilli»
Lo disse sibilando, e avvolgendosi nelle spire di serpente con la testa di uomo in cui si era ormai trasformato.
Sarcastico gli dissi:
«Si, si, dormi angioletto. Su questa tua fiducia e presunzione io ci conto. Quando ti sveglierai sarà troppo tardi per te. Addio.»
La sua faccia, non più umana, di mostro coi denti aguzzi, si scagliò contro di me.
Di colpo, mi svegliai. Tutto sudato, ma con una nuova speranza e quasi felice.
—
(1)A Cesare quello che è di Cesare. Il Grasso Banchiere. IGB. Ho sentito questa efficace espressione, la prima volta da Sandro Pascucci, credo inventata da lui. E’ un modo per indicare, personificandolo, il sistema bancario privato, che attraverso le banche centrali di emissione si appropria del potere di emissione della moneta. Questo potere, il cui termine tecnico è “signoraggio”, è fondamento di ogni moderno sistema economico.
Questo racconto è destinato a chi già conosce l’argomento, ma forse può essere utile anche a chi non lo conosce.
ERRATA CORRIGE: sembra che l’espressione sia stata in realtà coniata da Giovanni Sandi e che poi Pascucci l’abbia diffusa senza mai citarne, che io sappia, la iniziale fonte. Tant’è.
che pena che mi fai pino..
che pena!
sei capace di articolare un pò di più questo tuo profondo pensiero?
guarda che se poi te “l’articolo”.. ce rimani male.. salutami il compagno de bevute..
Prego…
Davvero istruttivo, nonstante io sono un comune ed ordinario disoccupato ti faccio i miei piu’ sentiti complimenti e davvero ti ringrazio delle notizie che diffondi sul vicinato svizzero. cià