PERCHÈ?

PERCHÈ?

Un giorno l’acqua, che scorreva nel ruscello dalla montagna, arrivò in un laghetto circondato di erba secca.
Il fuoco, spinto da un vento leggero, bruciando l’erba secca, lentamente, arrivò sulla riva del laghetto. Là proprio dove il ruscello faceva l’ultimo salto.

– Oh, come sei bella! – disse il fuoco all’acqua – come sei trasparente! E che meravigliosi riflessi che hai! Come sei pura…. morbida e con quale grazia accarezzi le pietre e la terra!
– Grazie – disse timidamente l’acqua – e… anche tu hai dei bellissimi colori. Non ne ne avevo mai visti così. Giallo, rosso, oh e anche blu e verde! Come sei luminoso! E come sei forte – disse quasi sussurrando a se stessa.

Ogni giorno il fuoco cercava nuove strade per incontrare e guardare l’acqua, e l’acqua aspettava nel laghetto che il fuoco venisse a trovarla, sentendosi tutta rimescolare appena lui si affacciava.
– Io ti amo. Come vorrei toccarti – disse un giorno il fuoco, sopreso dal suo stesso ardimento.
– Anche io – sussurrò l’acqua – anche io ti amo, e vorrei abbracciarti e accarezzarti- meravigliata del suo essersi lasciata andare così facilmente.

Il fuoco allora si avvicinò, e allungò delicatamente una favilla verso l’acqua.
Lei subito quasi gridò, sfrigolando con un piccolo sbuffo di vapore – Ahi, perchè mi ferisci? – Disse poi con voce lamentosa – forse non è vero che mi ami?
– Cara, mi dispiace, non volevo farti male. Ti ho toccato appena, anche se vorrei abbracciarti tutta, e con tutta la mia forza.
E si ritirò fermandosi, trattenendo le fiamme in un tizzone ardente, tutto rosso, vergognandosi e pentito di aver osato forse troppo.
Allora l’acqua, sentendosi in colpa per aver dubitato del suo amore, lentamente uscì un poco dal ruscello, scivolando tra l’erba secca del prato e bagnando la terra, per avvicinarsi lei alla base del fuoco, con cautela, evitando le faville.
– Oh, perchè mi stai spegnendo?! – Disse il fuoco con voce calma e addolorata – Sei arrabbiata con me? Perchè mi togli la forza che mi hai detto ti piaceva tanto?
Motificata, l’acqua si ritirò, senza dire più nulla.
– Perchè?-  Tristi, pensavano entrambi. – Eppure ci amiamo così tanto.

Il giorno dopo si incontrarono ancora. L’acqua e il fuoco si guardarono a lungo in silenzio.
Sapevano che era l’ultima volta.
Lentamente si allontanarono uno dall’altra.
L’acqua, piangendo in piccoli gorgogli e il fuoco, singhiozzando con lievi crepitii, senza una lacrima.

P.S.

Poesie di Irina Nikolaevna Matsigura

Irina Nikolaevna Matsigura è nata e vive a Mosca. Due figli, tre nipoti. Vedova.  Ha sempre trascorso le vacanze in Ucraina con sua nonna. Fluente in ucraino, ricorda e onora le sue radici ucraine. Da qui l’acuta percezione della tragedia dell’Ucraina moderna,  verso la quale nutre un amore, direi, critico e doloroso.  Ha scritto molte poesie che sono state pubblicate su social network e periodici. Ne ho scelte alcune senza un particolare criterio, istintivamente.


In cielo hanno detto: fine
Irina Nikolaevna Matsigura – trad. di Giuseppe Strano

In cielo hanno detto: fine.
Senza un appello.
Son morto, non come al cine,
non così bello.

Di brutto caddi nel fosso
come un pagliaccio
Dalla nascita, al decesso,
mai con coraggio.

Buon bimbo, nel coro cantai,
ben educato,
a baciare, ho imparato mai,
fui battezzato.

In Dio più o meno ho creduto,
come a Stalin.
Ed ecco il fosso è divenuto
il Golgota mio

Dal bosco, nel campo strisciai
tra ghiaccio e fanghìa.
Tu lacrime non troverai
che pace mi dian!

На небе было решенол (8 maggio 2016)
Ирина Николаевна Мацигура

На небе было решено.
Без перспективы.
Я умирал не как в кино,
не так красиво,

Я некрасиво падал в грясь
и неумело.
До самой смерти, отродясь,
я не был смелым.

Я тихим рос, я в хоре пел,
был сыном маме,
не целовапься, не умел
креститься в храме.

И в бога верил кое-как,
им был мне Сталин.
А вот ведь, маленкий овраг
Голгофой стал мне.

Я лесом шёл, я полем полз
в мороз и злякоть,
И на земле нехватит слёз
меня оплакать!


Monologo del silente
Irina Nikolaevna Matsigura – trad. di Giuseppe Strano

Il quartiere bruciava
estraneo e ostile.
E io, come al solito, tacevo.
Beh, non era il mio.

Il vicino è arrivato insanguinato,
stremato e stordito.
E io il destino ho ringraziato,
che a me non ha colpito.

Ho scelto di starmene zittino,
son uomo esperto.
Lui era un ucraino.
E pure io sono ucraino.
Uno vivo e uno morto.

E questo giorno, e questo fuoco,
indietro non andrà.
E chi di noi rimane vivo,
nessuno poi lo sa.

Mio nonno è morto nel Quaranta,
coprendo la trincea.
Ma io non son di quelli.
Non sono eroe, io.

Uno era un codardo.
Un altro soldato
non da vermi schifosi…
Ma da qualche parte un proiettile stan preparando
per quelli silenziosi.

Монолог малчаливого
Ирина Николаевна Мацигура

Горел квартал
чужой и вражий.
А я, как водится, молчал.
Ведь не меня же.

Сосед от крови исходил,
теряя силы.
А я судьбу благодарил,
не зацелило.

Я отмолчаться предпочёл,
калачик тёртый.
Он был хохол.
И я хохол.
Живой и мёртвыи.

И етот день, и етот взрыв,
не отмотает.
И кто из нас отстался жив,
никто не знает.

Мой дед погиб в сорокових,
окоп накроя.
А я вот был не из таких.
И не герой, я.

Один был трус.
Другой солдат
не из червивых…
Но где-то делают снаряд
для молчаливых.


In paradiso c’è una nube d’aria lieve
Irina Nikolaevna Matsigura – trad. di Giuseppe Strano

In paradiso c’è una nube d’aria lieve,
dove il frutto a noi proibito cresce ,
da lì, il Signore le anime preleva
che alle persone poi distriubuisce

Non sa ancora la madre del bambino
mentre ninna l’infante nella culla
se una anima grande è il suo destino
oppure sarà solo una animella.

E non importa che preghi e forzi per sapere
e consulti intelligenti e gravi testi,
il Signore, di certo, se ne andrebbe
il Signore, di certo, stancheresti

E alla fine tu potresti solo stare male
quando magari dopo l’analisi finale
lamenti che l’anima trovata è di animale,
invece che persona, anche normale.

В раю на облаке воздушнои (2017)
Ирина Николаевна Мацигура

В раю на облаке воздушнои,
там, где растёт запретный плод,
Господь выкраивает души,
а после людям раздаёт.

Не знает мамочка ревёнка,
качая в люльке мальиша,
кому достанется душонка,
кому достанется душа.

И как бы кто бы не старался
и умнык книшек не читал,
Господь, бывало, отлучался,
Господь, бывало, уставал.

И вам, наверно бы обрыдло
сидеть над ножницами век
и горевать, что вышло быдло,
а должен был бы человек.


L’Europa danzando festeggiava
Irina Nikolaevna Matsigura – trad. di Giuseppe Strano

L’Europa danzando festeggiava
con ogni sfarzo
mentre in birreria ridacchiava
Hitler il pazzo.

E la birra bionda spumeggiante,
gorgogliava in boccali,
servita sui vassoi con i crauti
e stinchi di maiali.

L’Europa viveva nella sua gioia
e se ne strafregava.
Lei, sdraiata stava , come una troja
e tutto tollerava.

E da qualche parte, della terra bella
benedetta dal Signore,
ancora giocava a chiapparella
lui il LIBERATORE!

Capelli aveva chiari come lino,
e il suo nome VANJA era!
Lui da sempre ha fissato il suo destino
in Terra alla frontiera.

Si ripresenta il ciclo della terra,
di nuovo fa allarmare…
Ma quella puttana aspetta e aspetta,
che venga ad aiutare!

E lei, imbecille, ignora, ed ignorava
che non sta vicino al guado.
Che nel quarantatre lui Vanja stava
vicino a Stalingrado!

Ma i nipoti di Vania già lo sanno,
non son teste di rapa!
E i gay certamente non salveranno
la pelle tua, Europa!

Quando sotto te la farai, rifletti,
madama con la smania!
Molti in Russia sono quelli che son nati
proprio simili a Vanja!

Европа праздновала бал (2023)
Ирина Николаевна Мацигура

Европа праздновала бал
во свей политре,
пока в пивнушке гоготал
безумный Гитлер.

И пива пенное лила,
в бокалы булькнув,
и на подносике несла
с капустой рульку

Европа частливо жила,
и ей не дула.
Она, шалава, прилегла
и подмахнула.

А где-то там, где побывал
уже Святитель,
пока что в салочки играл
ОСВОБОДИТЕЛБ!

И были волосы, как лён,
и был он ВАНЯ!
Он был навеки закреплён
в Земной окране.

Идёт земной круговорот,
опять тревожит…
А ета сука ждёт и ждёт,
что он поможет!

И ей, паскуде, невдомёк,
что он не рядом.
Что в сорок третьем Ваня лёг
под Сталинградом!

Но внуки Ванины учтут,
не осталопы!
А геи точно не спасут
тебя, Европа!

Когда откроется понос,
подумаи, пани!!
В России много родилось
похожик Ваней!


Note alle traduzioni di “Tre poesie di Dmitriy Melnikov”

Di solito presto una particolare attenzione alla struttura stessa della poesia. Forma delle strofe, numero di sillabe, distribuzione degli accenti e ritmo, rime, assonanze, riferimenti trasversali alle strofe, …
Nella pratica è quasi impossibile mantenere nella traduzione tutte quelle componenti insieme, ovviamente, al significato, che alla fine della fiera è realmente la cosa più importante.
Questo implica una lunga ricerca dei diversi modi in cui si può esprimere lo stesso signiifciato con forme che meglio si adattano alla struttura, e talvolta bisogna scegliere tra la versione con dignificato migliore e quella con struttura migliore.

Si potrebbe anche fare una lunga discussione su come, certe volte, la stessa struttura conduca, guidi, al significato, e quindi come questa sia importante anche ai fini della trasmissione del senso stesso di quella poesia.
In queste poesie invece mi sono soffermato quasi esclusivamente sul significato.

Non perchè non ci sia struttura. Esiste un ritmo, esistono le rime, ma ciò che porta al senso è, a mio parere, veicolato moltissimo dalla scelta delle parole. Inoltre ho avuto una specie di pudore a manipolare molto lo stesso materiale, così puro nella sua naturale semplicità. Quindi ho badato a ricreare quella stessa semplicità non curandomi quasi per nulla del ritmo e delle rime, ma di trasmettere il senso e il sentimento delle poesie.
Il giudizio se questa scelta sia stata giusta e se il risultato sia soddisfacente, come sempre, è lasciato a chi legge.

Tre poesie di Dmitriy Melnikov

Tre poesie di Dmitriy Melnikov

Dmitriy Melnikov (Дмитрий Мельников) è un poeta, pittore, scrittore che segue con particolare attenzione e sensibilità le vicende della guerra nel Donbass ben prima che acquistasse visibilità agli occhi del mondo (e anche degli stessi russi). Per 8 lunghi anni, ogni giorno gli Ucraini hanno martoriato con le loro bombe quotidiane la vita dei civili, lasciando una lunga scia di morti di ogni età, ma i bambinisono stati il prezzo più doloroso. Poi, l’intervento russo, ha cambiato quella tragica quotidianità. La guerra continua, i morti pure. Ma almeno adesso qualcuno li difende, e il Donbass può sperare.
Di seguito presento tre sue poesie dedicate al tema della guerra. Come sempre la mia traduzione è significativamente dipendente dalle discussioni e dalle riflessioni fatte con mia moglie Margarita Khrustaleva, che mi svela gli aspetti più reconditi e riferimenti nascosti nelle pieghe della cultura e della storia russa.

с утра снаряд прошивает дом
Дмитрий Мельников

С утра снаряд прошивает дом,
убивает отца и мать,
теперь я один проживаю в нем,
спрятавшись под кровать.

У кошки кровью сочится глаз,
сгорела шерсть на лице,
но снова наводчик, не торопясь,
подкручивает прицел,

и снова флажок поднимает палач,
и новый летит снаряд,
не бойся, котя, не плачь, не плачь,
им за нас отомстят.

Al mattino un proiettile buca la casa
Dmitriy Melnikov – trad. di Giuseppe Strano

Al mattino un proiettile buca la casa,
uccide padre e madre,
adesso ci vivo da solo,
riparandomi sotto il letto.

L’occhio del gatto trasuda sangue,
sulla faccia i peli bruciati,
ma di nuovo l’artigliere, senza fretta,
ricarica il pezzo.

Di nuovo la bandiera del boia si alza,
e un nuovo proiettile vola,
non aver paura micetto, non piangere, non piangere
noi ci verndicheremo.


Напиши мне потом
Дмитрий Мельников

Напиши мне потом, как живому, письмо,
но про счастье пиши, не про горе.
Напиши мне о том, что ты видишь в окно
бесконечное синее море,

что по морю по синему лодка плывет
серебристым уловом богата,
что над ним распростерся космический флот –
снежно-белая русская вата.

Я ломал это время руками, как сталь,
целовал его в черные губы,
напиши про любовь, не пиши про печаль,
напиши, что я взял Мариуполь.

Напиши – я тебя никому не отдам,
милый мой, мы увидимся вскоре.
Я не умер, я сплю, и к моим сапогам
подступает Азовское море.

Scrivimi allora, come se fossi vivo
di Dmitriy Melnikov – trad. di Giuseppe Strano

Scrivimi allora, come se fossi vivo, una lettera,
ma scrivi di felicità, non di dolore.
Scrivimi di quello che vedi dalla finestra
sull’azzurro mare infinito

che sul mare galleggia la barca blu
stracolma di pesci d’argento,
che sopra di lei era sparsa una flottiglia spaziale
di cotone bianco come la neve russa

Ho rotto questo tempo con le mie mani, come acciaio
l’ho baciato sulle labbra nere,
scrivi d’amore, non scrivere di tristezza,
scrivi che io ho preso Mariupol.

Scrivi: non ti cambierei con nessuno,
mio caro, presto ci rivedremo.
Non sono morto, sto dormendo, e il Mare d’Azov
lambisce i miei stivali.


Тебе дадут посмертно орден.
Дмитрий Мельников

Тебе дадут посмертно орден.
Господь решит, что ты пригоден
для освящения даров.
Ты станешь молод и здоров.

Получишь новую работу.
Получишь ангелов до взвода.
В буквальном смысле – небожитель,
ты вспомнишь каждого из них,
и вы над степью полетите
прикрыть оставшихся в живых.

Вот так, непостижимо просто
ты стал космического роста,
стал к вечному причислен дому
и равен русским небесам.

А кто ты там по позывному,
допустим, Гиви или Корса,
или зовешься по-другому,
Господь, конечно, знает сам.

Un ordine postumo ti sarà dato
di Dmitriy Melnikov – trad. di Giuseppe Strano

Un ordine postumo ti sarà dato
Il Signore vedrà, che tu sei adatto
alla sacra coorte.
Tu sarai giovane e forte.

E avrai un compito nuovo.
Sarai un angelo del plotone
Letteralmente, sarai celeste,
ricorderai ciascuno di loro,
e volerete sopra la steppa
a proteggere chi è vivo ancora.

Ecco, che chissà come
eterno ti innalza nello spazio,
assegnato alla sua casa
nell’alto dei cieli russi.

E come li ti chiameranno,
che sia Givi o Korsa
o qualsiasi altro nome,
Il Signore di certo, lo sa già.


Note alle traduzioni delle tre poesie di Melnikov.

Poesie (indovinelli) per bambini

Circa un anno fa ho iniziato la traduzione di 25 poesie/indovinelli per bambini di Alessandra Zelenskaja. Queste poesie in forma di indovinelli, tutte riferite ad animali, sono state pubblicate in lingua russa,  francese, tedesca e inglese.
Finito da qualche mese.  Ognuna è accompagnata da tavole e grafica. Sono autorizzato a pubblicare qualcuna di queste poesie nella lingua originale.
Cerchiamo un editore per questo lavoro.

È stato un lavoro intenso e anche divertente, che in qualche caso si è trasformato in una sfida. Devo dire che sono contento del risultato, perchè oltre al problema del significato-ritmo-rima del testo, c’era anche il problema della induzione della risposta, anch’essa richiamata dalla rima e dal ritmo.

Come di consueto sono accompagnate dalla mia presentazione ragionata (in prep.).

di Alessandra Zelenskaja

(traduzione di Giuseppe Strano, 2020)

Этот зверь строптивый очень –
С места тронуться не хочет.
У хозяина – уловка:
Аппетитная морковка!
Вот теперь идёт за нами,
Весь навьючен коробами.
Про себя же повторяет:
Пусть все люди твердо знают,
Что упрямее его
Нет на свете никого!

 

Lui è testardo e se non vuole,
dal suo posto non si muove.
Ma si sblocca, è cosa nota,
per un’ottima carota!
Ecco, ora lui ci viene appresso
tutto carico di casse.
Borbottando un poco scuro:
«Io, di certo, son sicuro,
che cocciuto più di me,
oh, al mondo non ce n’è!»

 

 
 
Зверь пушистый в поле рыщет,
Не беда, что ветер свищет.
Слух и тонкое чутье
Дело делают своё:
Если где-то на опушке
Заячьи заметит ушки –
Значит, будет на обед
Пара заячьих котлет.
И боятся даже птички
Этой хитренькой …

 

Pelose, nei campi si aggirano
incuranti dei venti che spirano.
Con l’udito e l’olfatto più fino
per la preda è segnato il destino:
se in giro c’è qualche bersaglio –
una lepre, un topino, un coniglio –
sarà preso, non fanno un errore,
pur gli ucceli ne hanno terrore.
Raramente loro sbagliano i colpi,
son le astute e rapide …

 

 
 
Он лежит, открывши рот.
Если мимо кто пройдет,
То тому несдобровать.
Если же спастись возможно,
Будет очень даже сложно
Вас из пасти доставать.
Не советую к нему
Приближаться никому,
Если вы вдруг в дельте Нила
Повстречали …

 

Bocca aperta, all’acqua bassa,
sta in attesa di chi passa,
e sta attento, se a te tocca.
Se ti afferra non sperare,
è impossibile scappare,
tanto è forte la sua bocca.
Senti a me, segui il consiglio:
stai lontano almeno un miglio.
Se sai il nome adesso, dillo!
Lui del Nilo è il …

 

 

Istanza per la neve – Заявление на снег

di Aleksej Fošin (Алексей Фошин )
traduzione di Giuseppe Strano (31/05/2020)

Ho conosciuto Aleksej in occasione di uno spettacolo celebrativo della nascita di  Vysostki. Confesso che lui è stato il solo che mi sembrava cantare degnamente le sue canzoni, senza avere come troppo evidente prima motivazione quella di mostrare se stesso, ma solo quella di cantare e con una sua interpretazione e così ricordare degnamente il grande Vladimir. Aleksei fu molto gentile con me, accettando di scambiare due chiacchere e anzi mi regalò un suo libretto di poesie (Мой часовщик – Il mio orologiaio).

Aleksej Fošin è un vero bardo. Poeta e musicista, anche lui uno dei figli della regione di Ryazan, che sembra generosa produttrice di poeti. Da quel libretto ho estratto alcune poesie che voglio tradurre, la prima delle quali è questa.

ISTANZA PER LA NEVE
Piove e ripiove, che quasi io non credo,
Che il freddo poi verrà, ma ieri mi han soffiato:
L’istanza per la neve, è sotto un panno lenci
Lì, nella cancelleria celeste, un poco burocratica.

Nel mucchio bagnato di tetti e corti senza rumore
Io e te non troviamo il suo sguardo di bontà.
Da qualche parte lui ha una istanza per l’ amore,
avanzata da noi così tanti anni fa.

Due braccia, due gambe e una testa bacata,
trascinano il corpo per la vita, qua e là.
Certo ho dimenticato e, certo, non l’ho presentata,
Come devono tutti, l’istanza per la felicità.

Ora le nubi corrono, e scodinzolano per me,
Do al cielo uno sguardo solo, sospirando mentre van via.
C’è l’istanza per un sogno, scribacchiata su un foglio,
Disperso tra i documenti sopra una scrivania.

Мои русскоязычные друзья могут слушать аудио прочитанного мной стихотворения.
Gli amici di lingua russa possono ascoltare l’audio della poesia letta da me. (Ma anche gli altri possono 😉 )

Ed ecco la versione originale.

ЗАЯВЛЕНИЕ НА СНЕГ
Все дожди да дожди, даже верится с трудом,
Что наступят холода, но шепнули мне вчера:
Заявление на снег положил под сукно
Там, в небесной канцелярии, какой-то бюрократ.

В мокром месиве крыш и молчании дворов
Нас с тобой не находит его скользящий взгляд.
У него где-то есть заявленье на любовь,
Что от нас получил много лет тому назад.

Две руки, две ноги и дурная голова,
Носят тело по жизни, роняя там и тут.
Я наверно забыл и, наверно, не подал,
Как положено всем, заявленье на мечту.

Вот бегут облака, и виляют мне хвостом,
Я на небо взгляну лишь, вздохнув им во след.
С заявленьем на счастье исписанный листок
Затерялся в бумагах на письменном столе.

Ubriaco – Пьяный *

Грубым дается радость… , Ai bruti va la gioia…
di Sergej Aleksandrovič Esenin
Traduzione di Giuseppe Strano e Margarita Khrustaleva, musica di Giuseppe Strano (02/02/2020)

Presento qui la traduzione in italiano della poesia di Esenin “Грубым дается радость…”, “Ai bruti va la gioia…. “
Ho messo prima in musica il testo originale russo ricavandone una canzone cui ho dato un titolo che la poesia originale non ha: “Пьяный”, cioè “Ubriaco”. Poi ho tradotto la canzone risultante in italiano. Per i dettagli sulle motivazioni e il processo di traduzione e adattamento musicale potete consultare i link di seguito riportati.


Ai bruti va la gioia,
triste il mite sarà.
A me non serve nulla,
niente mi ferirà.

Solo mi spiace un poco,
per quel randagio che sta,
sulla diritta strada
che m’ha portato al bar.

Ma che volete diavoli?
anch’io son nato qui!
Anch’io i calzoni ho in debito
per un bicchiere in più!

Sbircio dalla finestra,
è caldo e vuoto il cuore.
Rotola nel sole immersa,
la strada avanti a me

E in strada un bimbo moccioso.
l’aria è bruciata e secca.
Il bimbo è così gioioso,
e scava il naso in su.

Scava dai, scava dai, mio caro,
tutto il dito fai entrare,
solo con quella forza,
l’anima non bucare.

Basta così,… son pieno.
Quante bottiglie però!
Io colleziono i tappi
e l’anima mia turerò

02/02/2020

Versione originale

Грубым дается радость,
Нежным дается печаль.
Мне ничего не надо,
Мне никого не жаль.

Жаль мне себя немного,
Жалко бездомных собак.
Эта прямая дорога
Меня привела в кабак.

Что ж вы ругаетесь, дьяволы?
Иль я не сын страны?
Каждый из нас закладывал
За рюмку свои штаны.

Мутно гляжу на окна,
В сердце тоска и зной.
Катится, в солнце измокнув,
Улица передо мной.

А на улице мальчик сопливый.
Воздух поджарен и сух.
Мальчик такой счастливый
И ковыряет в носу.

Ковыряй, ковыряй, мой милый,
Суй туда палец весь,
Только вот с эфтой силой
В душу свою не лезь.

Я уж готов… Я робкий…
Глянь на бутылок рать!
Я собираю пробки —
Душу мою затыкать.

1923

Note sulla traduzione e adattamento musicale di “Грубым дается радость… ,Ai bruti va la gioia…”
Заметки о переводе и музыкальной адаптации “Грубым дается радость… ,Ai bruti va la gioia…

Qui trovate alcune brevi note sulla composizione dal punto di vista musicale.

Spartito completo © di “Пьяный” (S.A.Esenin – G.Strano) – “Ubriaco” (G.Strano, M.Khrustaleva – G.Strano) (pdf)

Русская версия видео (Спасибо библиотеке Есенина и Рязанской телестудии Есенина за запись) ),
Video versione italiana ( Grazie alla biblioteca Esenin, e a telestudio Esenin di Ryazan, per la registrazione).

La foresta incantata

Di Giuseppe Strano (29/08/2019)
(Traduzione e adattamento della canzone “Лирическая” (“Здесь лапы у елей дрожат..”) di Высоцкий, Владимир Семёнович.

Questa è la traduzione e adattamento di una canzone di Vladimir Vysotskij. Per una presentazione si vedano i link seguenti.

La mia versione preferita cantata da Vysotskij.

Note sulla traduzione di “Лирическая”. (“La foresta incantata”).

Note sull’adattamento e mia trascrizione musicale di “Лирическая”. (“La foresta incantata”).

Video (in preparazione)

Lì i rami dei pini sono braccia all'insù,
Lì uccelli, inquieti, sussurrano.
Tu stai in un bosco incantato e laggiù,
uscire, non può mai nessuno.

Siano i glicini stesi al vento lassù, 
Sian lillà come pioggia cadere,
Alla reggia, comunque, io ti porterò,
a sentire, i flauti suonare
E lì, neri maghi, son milleanni che,
dal sole e da me ti han celato.*
E tu, pensi che, che più bello non c'è
del tuo strano mondo incantato 

Stian le foglie che all'alba rugiada sfiorò
Stiano là, nubi e luna a lottare,
Col mio amore, comunque, io ti porterò
al castello, col balcone sul mare
E Dimmi, in che giorno, a che ora potrò,
vederti, cauta, arrivare;
quand'è, che con te sulle braccia andrò,
fin là, dove non si può andare

Ruberò, se rubare non fa male a te,
io darò con piacere ogni cosa,
1]Se fallisco, tu dimmi, starai qui con me
e il mio cuore sarà la tua casa.

2]Se fallisco, io spero, che sempre ami me
e il mio cuore sarà la tua casa

*variante: hanno il sole oscurato

Versione originale

Здесь лапы у елей дрожат на весу,
Здесь птицы щебечут тревожно.
Живешь в заколдованном диком лесу,
Откуда уйти невозможно.

Пусть черемухи сохнут бельем на ветру,
Пусть дождем опадают сирени,
Все равно я отсюда тебя заберу
Во дворец, где играют свирели.


Твой мир колдунами на тысячи лет
Укрыт от меня и от света.
И думаешь ты, что прекраснее нет,
Чем лес заколдованный этот.

Пусть на листьях не будет росы поутру,
Пусть луна с небом пасмурным в ссоре,
Все равно я отсюда тебя заберу
В светлый терем с балконом на море.


В какой день недели, в котором часу
Ты выйдешь ко мне осторожно?
Когда я тебя на руках унесу
Туда, где найти невозможно?

Украду, если кража тебе по душе,
Зря ли я столько сил разбазарил.
1]e2]Соглашайся хотя бы на рай в шалаше,
Если терем с дворцом кто-то занял.

Non voglio perdermi/ti

 

Volano i minuti e non c’è scampo:
non c’è tempo e non è bello avere fretta,
ma l’anima guarda, e non accetta;
poi… il cuore mi calma … è solo un lampo.

Nascondi libertà dietro a un guinzaglio,
nella notte di Ryazan con un cespuglio
un cane asseconda il rito della vita,
e tu, con un telefono, mia  Rita.

Siamo piccoli, umani, e meno male
che l’ansia non m’assalga, poi, lo vedo,
io dentro me sono lo stesso, e cedo,
sperando vinca amore e non mi cale.

Giuseppe Strano, Roma, 2013

Pei versi miei… – Моим стихам…

di Marina Tsvetaeva

Моим стихам, написанным так рано,
Что и не знала я, что я — поэт,
Сорвавшимся, как брызги из фонтана,
Как искры из ракет,

Ворвавшимся, как маленькие черти,
В святилище, где сон и фимиам,
Моим стихам о юности и смерти,
— Нечитанным стихам! —

Разбросанным в пыли по магазинам,
(Где их никто не брал и не берет!),
Моим стихам, как драгоценным винам,
Настанет свой черед.

Коктебель, 13 мая 1913
Марина Цветаева

Pei versi miei, dall’epoca lontana,
Che non sapevo io, ero – poeta,
Sgorganti, come spruzzi di fontana,
E sprizzi di cometa,

Irrompenti, come folletti sorti,
Nel sacrario, tra sogni e olibàno,
Pei versi miei di giovani e di morti,
– Mai letti da un umano! —

Dispersi in polverosi magazzini,
(Da lì nessun li prese o prenderà!),
Pei versi miei, quali preziosi vini,
Il turno lor verrà.

(traduzione di Giuseppe Strano, luglio 2018)*

Chi non conosce il russo può sentire come suona la poesia in lingua russa in queste diverse letture:
https://www.youtube.com/watch?v=B78OFUipFEQ (Алиса Фрейндлих – quasi naturale)
https://www.youtube.com/watch?v=QEKMLDD-YWc (enfatico tradizionale)
https://www.youtube.com/watch?v=0Y5djzB1Cdw (Вера Воронкова.- crescendo come una sola frase)
https://www.youtube.com/watch?v=AZMdRNIpRz4 (con la tosse)
https://www.youtube.com/watch?v=29ch7l71Dos (sciatta senza sentimento)
https://www.youtube.com/watch?v=fMiIvvfgiGY (da bambina)
https://www.youtube.com/watch?v=52LJxsrMhKY (con immagini e un poco enfatica)

* Per una presentazione ragionata ed analitica di questa mia traduzione si veda la pagina “In viaggio per una fermata sul treno della vita, con Marina Svetaeva. (parte prima) e (parte seconda).