L’ottimo Byoblu, pubblica un post di Fabrizio Li Vigni di analisi critica delle critiche fatte al M5S; chi vuole se lo legga pure tutto qui.
A me colpisce soprattutto la “quarta” critica che riporto in coda integralmente perché è un bel campionario di sofismi.
Cosa dice l’autore in questa difesa critica di Grillo, che di ‘critica’ ha solo la riproposizione del termine per una dozzina di volte. Esaminiamolo bene.
L’autore fa riferimento al caso Tavolazzi e Favia introducendolo con un “SE”. “Se si riferisce al caso Tavolazzi….ecc” Poi dimentica di descrivere le altre possibilità nel caso non ci si riferisca a quel “SE”.. No, caro Fabrizio Li Vigni, non ci si riferisce al solo caso Tavolazzi & c. E dove stanno, quindi, le altre tue risposte? Non ci stanno. Su questo la analisi “critica” si riduce al SOLO caso Tavolazzi & c.
Invece, tra le altre cose:
– Ci si riferisce anche alle numerose cancellazioni in più occasioni nel tempo dei risultati delle prima sbandierate opportunità per i grillini di definire gli obbiettivi politici via web e poi invece, appunto, cancellate d’imperio da Grillo-Casaleggio. Firenze, Milano ecc. insegnano.
– Ci si riferisce al fatto che anche la regola del non presentarsi in tv, come altre, è stata definita solo da lui e quindi comunicata al volgo.
– Ci si riferisce a tutto il NON-statuto chè stato definito solo da lui, e nessuno sa come e, soprattutto, se questo statuto possa essere modificato. Anzi si sa. Solo lui può modificarlo.
– Ci si riferisce al fatto che il simbolo del Movimento appartiene solo a Grillo-Casaleggio e i membri non hanno alcun potere decisionale circa il suo uso o non uso.
-Ci si riferisce al fatto che anche nel caso dell’espulsione di Tavolazzi & c. solo lui ha deciso questo e nessuna consultazione c’è stata tra i membri del M5S.
Il massimo dello strabismo si raggiunge quando scrive che “Da che mondo è mondo, poi, la democrazia non è l’anarchia, ma è lo stabilimento (collegiale o meno) di una serie di regole.”
Ma che dici?
Allora non avrebbe alcuna importanza che TIPO di regole stabilisci??
Questo non è strabismo: è cecità.
Se la regola fosse: “art.1 Il capo ha ragione. art.2 Il capo ha sempre ragione. art.3: Nel lontano caso in cui il capo non avesse ragione entrano in vigore immediatamente l’art. 1 e l’art.2”. Ti sembra che questa sarebbe una regola democratica? QUALI REGOLE costruisci ha MOLTA importanza.
In democrazia la PRIMA regola è che la sovranità appartiene al popolo. Solo in questo caso si può parlare di democrazia e di “uno vale uno”. Ti sembra questo il caso di Grillo-Casaleggio-M5S???
Poi ammette: “Si può contestare certo che quelle regole siano state scelte da due sole persone, ma vien da dire: primo, senza un progenitore non c’è un figlio;”
Ma che graziosa metafora degna del miglior De Lapalisse. Il punto è: che tipo di genitore sei e che tipo di figlio vuoi! Un genitore che vuole un figlio democratico non lavora per costruire una specie di dittatura. Ma costruisce regole che permettano la vita della democrazia, non il suo soffocamento.
E’ vero. SE non c’è democrazia non la puoi costruire con un metodo che sia pienamente e formalmente democratico. E’ ovvio. Se inizialmente non hai democrazia devi basarti su qualcos’altro.
Ma non sarebbe stato meglio usare un metodo comunque collegiale? Anzi, inizialmente, ERA così! Poi solo il leader (illuminato?) ha deciso.
E tuttavia un leader che lavora per la democrazia diretta, non lavora per rendersi padrone unico e indispensabile, ma lavora piuttosto per rendersi inutile. E’ questo, che soprattutto mi preoccupa.
E infine scrive: “secondo, a chi non sta bene che il M5S sia stato creato da Grillo e Casaleggio, non rimane che crearsi il proprio movimento o semplicemente non partecipare a questo.”
No, caro Li Vigni. Non è quello che non sta bene.
Intanto non è vero che sia stato creato da loro. Anzi prima, Grillo ripeteva all’infinito che il movimento era stato creato dai cittadini. Con lui come riferimento, ma non da lui. All’inizio ogni meetup era creato, da singoli cittadini che, a proprio pagamento aprivano uno spazio ‘fan’ di beppe grillo. E non è che un fan club appartiene all’oggetto del fanatismo. Lui era il leader carismatico. Vero, senza di lui non ci sarebbe stato. Ma non l’ha creato lui.
Lui (con Casaleggio) ha piano piano trasformato il ruolo di leader carismatico nel ruolo di padre padrone del movimento. Poi, certo, se a uno non piaceva poteva sempre andarsene.
Questa sarebbe l’opzione democratica: o accetti i dikat o puoi sempre andartene. Fantastico. Meno male, grazie che posso.
E infatti io me ne sono andato (già nel lontano 2009). Ma, a casa mia, in un movimento dove “uno vale uno”, se c’è qualcosa che non mi piace, prima posso discuterne, proporre soluzioni diverse, votare e poi, se la maggioranza decide in maniera per me proprio inaccettabile, allora me ne vado.
Dove sta questo nel M5S??
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Estratto dall’articolo in questione:
Quarta critica: il M5S è gestito da Grillo e Casaleggio e la tanto sbandierata democrazia dell’“uno vale uno” non è reale.
Se ci si riferisce al caso di Giovanni Favia e Valentino Tavolazzi, bisogna riflettere su un’ovvietà che in pochissimi hanno rilevato. Se io mi iscrivo a un movimento, un gruppo o un’associazione, diciamo Greenpeace, ne sottoscrivo lo statuto. Quest’ultimo contiene delle regole. Se non le rispetto, o vengo trovato ad appiccare fuoco alle foreste, vengo espulso. È una questione di rispetto nei confronti di coloro che restano: se mi mantenesse dentro, Greenpeace ci perderebbe in termini di credibilità vis-à-vis degli altri membri. Da che mondo è mondo, poi, la democrazia non è l’anarchia, ma è lo stabilimento (collegiale o meno) di una serie di regole. Tavolazzi e Favia volevano estendere il tetto massimo di due legislature posto da Grillo e Casaleggio (infatti Favia, giunto a due legislature, si sta ricandidando per la terza con Rivoluzione Civile). Espellerli perché non condividono questo precetto essenziale non è anti-democratico, significa evitare che il M5S si perverta e diventi qualcosa d’altro. Se i due attivisti “eretici” fossero riusciti nel loro intento, avrei votato altrimenti. secondo, a chi non sta bene che il M5S sia stato creato da Grillo e Casaleggio, non rimane che crearsi il proprio movimento o semplicemente non partecipare a questo.
Ma l’estratto della quarta critica è molto ragionevole. La domanda “chi ha stabilito le regole?” sarà legittima, ma è bene anche ricordare che senza qualcuno che inizia, stabilendo delle regole, non si arriverebbe da nessuna parte (non si partirebbe proprio). Poi ha sempre senso lasciare che queste regole vengano cambiate? Secondo me chi costruisce una cosa simile anche con le migliori intenzioni (e non dico che Grillo le abbia) si trova costretto a imporre una certa rigidezza nel rispetto delle regole base decise a priori (non fa niente come, è irrilevante, visto che le regole sono state accettate da chi vi ha aderito). Cosa accade altrimenti? Che ognuno se ne va facendo qualcosa di simile ma diverso in questo o quel punto. La frammentazione, che espone ancora di più la debolezza di qualcosa di nuovo e in costruzione e lo espone agli attacchi di chi è intenzionato a impedire simili “rivoluzioni”, distrugge il movimento e lo rende inutile. Esattamente quello che vogliono “alcuni”. I principi vanno bene ma purtroppo simili progetti, trovandosi in un ambiente troppo ostile, devono avere una rigidezza simile a una setta nei confronti delle “regole interne” e delle idee base.
Come si fa poi a costruire tali regole interne e idee base a partire da niente e con un processo totalmente democratico dove “uno vale uno”? Probabilmente si può ma rifletta su cosa accade: ad averlo deciso saranno comunque gli adepti della prima ora; quelli che verranno o accetteranno quanto il nucleo iniziale ha deciso, reputandolo buono, o vorranno cambiare le cose, che non hanno deciso loro perché “assenti”. Se ciò è consentito e le regole base sono soggette a mutamenti “fluidi”, la “direzione” diventa poco chiara (almeno da fuori tale appare), ognuno utilizza la “piattaforma” non per darle forza ma per portare un suo contributo, che è ok, ma in questo modo essa risulta essere in perenne costruzione e pertanto perennemente debole e facile da colpire e affondare ad opera di chi ha interessi opposti. Se invece non si permette e si mantiene compatto il gruppo, al prezzo di aprirsi a questo tipo di critiche, ci sono più probabilità di raggiungere i risultati preposti, che sono quelli a cui gli adepti devono badare di più.
In questa fase iniziale critica accettare che Grillo (apparentemente) lavori per stabilire una dittatura (affermazioni opinabile se presa alla lettera) è una necessità. In futuro, quando si sarà raggiunta una certa maturità “operativa”, Grillo (e Casaleggio) non avranno più il loro ruolo attuale. Considerando che la “democrazia diretta” e la “retorica” del “uno vale uno” sono solo alcuni degli obiettivi (e tra i più difficili e di ampio respiro) nell’immediato li terrei sì sotto osservazione, ma lavorerei di più affinché, “dittatura” o non “dittatura” del capo Grillo, altri punti del programma, per i quali il M5S è stato votato, vengano effettivamente rispettati.