pino

Ago 042006
 

In questi giorni di post-indulto, abbiamo osservato i patetici tentativi di difesa di quei parlamentari del centrosinistra che hanno votato a favore. Almeno di quelli dotati ancora di un minimo di senso del pudore, di fronte alle migliaia di proteste suscitate tra le fila di chi li ha eletti.

Innumerevoli le arrampicate sugli specchi. La necessità di alleggerire la condizione carceraria (e che c’entrava la concussione e la corruzione?). L’alto valore morale del perdono (ma che il parlamento è una succursale della chiesa?). Fino al più prosaico “ormai se lo aspettavano e altrimenti nelle carceri scoppiava la rivoluzione”. Ma la più comune difesa era che < l’articolo 67 della costituzione sancisce che ogni parlamentare rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato>.

Due considerazioni.
La prima è che questa “libertà” di azione, questo “libero arbitrio” non giustifica proprio nulla. Non ci vuole un arca di scienza per capirlo. Il fatto che uno sia libero di fare una cosa non giustifica certo qualsiasi cosa uno faccia. Se questi sono i ragionamenti di cui sono capaci, prossimamente ci aspettiamo di vedere i parlamentari del centro sinistra votare per l’abolizione della legge sull’aborto, l’introduzione della pena di morte, l’abolizione del diritto di parola, e l’invasione della svizzera. E noi zitti e mosca.

La seconda è che questa interpretazione dell’art.67 è, a nostro modesto parere, semplicemente sbagliata. Quell’articolo è stato definito per difendere i rappresentanti dalle ingerenze e dalle pressioni indebite delle lobby di potere e delle segreterie di partito. Quest’ultime, tra l’altro non si sono sentite minimamente condizionate da quell’articolo. Anzi, hanno pesantissimamente richiamato i “propri” parlamentari alla disciplina di partito (tra l’altro curiosamente utilizzata come ulteriore giustificazione da altri votanti “forzati” e contriti). Continue reading »

 Posted by at 10:59
Mag 062006
 

Non vorrei smorzare gli entusiasmi, anzi. Ma vorrei capire se si sa, cosa si sta chiedendo. Gli “sviluppatori”, non c’entrano granchè, piuttosto c’entrano “semplicemente” gli amministratori del sistema.
Perchè le funzioni che si stanno, giustissimamente richiedendo esitono già, in mvnforum, e con pochi interventi se ne potrebbero avere anche altre già previste come plugin di mvnforum.

Io ho installato mvnforum sul mio server (che uso per studiare e sperimentare) e devo dire che mvnforum è un ottimo programma.
Se consultate il link mvnforum (in basso a destra del message board) potrete rendervi conto anche voi che mvnforum implementa all’origine:

– sotto-forum (categorie e forum)
– funzione ricerca (multiparametrica)
– interfaccia multilingue
– lista posts utente
– discussioni nidificate
– poll (in qualsiasi forum quindi anche questo nazionale potrebbe)
– online flag
– ignore
e molte altre funzioni…

Inoltre non c’è traccia delle limitazioni numeriche poste alle funzioni di organizer e assistent, e che il livello di flessibilità dei forum è molto più alto di quello fissato dagli amministratori di meetup.
In realtà ogni gruppo meetup non è altro che un singolo forum. Mentre mvn prevede la definizione di n categorie, dentro le quali si possono definire n forum, dentro i quali ci possono stare mutlithread.

Credo che l’intero meetup mondiale, così come configurato, possa stare in realtà solo su una unica copia di mvnforum.

Inoltre con un plugin aggiuntivo ogni post (e ogni poster) potrebbe essere valutato dagli utenti ottenendo così una valutazione collettiva che poi può essere utilizzato per ordinare i post e i poster e quindi lasciando gli utenti liberi di leggere tutto o solo quello che supera certi tassi minimi di valutazione. Di conseguenza questo eliminerebbe la necessità di bannare o censurare, e soprattuto di farlo sulla base della valutazione dei soli organizer o assistent.

Insomma se meetup è così, non è per un limite del software che quindi andrebbe sviluppato ulteriormente (con investimenti di tempo/denaro) per migliorare.
mvnforum è una ferrari, che gli amministartori di meetup hanno deciso di “strozzare” facendolo andare come una cinquecento.

Ci saranno dei motivi per cui hanno posto tutte limitazioni. Ne posso ipotizzare alcuni.
Economicamente questo riduce la necessità di database multipli ad uno solo.
Eliminare la funzione di ricerca, (che ricordo inizialmente c’era e funzionava benissimo) riduce il numero di query e quindi l’ampiezza di banda necessaria.
Semplifica la gestione generale e la rende economicamente più redditizia…
Spinge alla proliferazione dei gruppi (e quindi al pagamento per aprirli)

Politicamente meetup, così come implementato, riduce la libertà di azione e la flessibilità organizzativa, obbligando o forzando gli utenti ad organizzarsi piramidalmente, e quindi inducendo un modello organizzativo in cui l’organizer(e assistent) ha naturalmente una funzione “portante”, che può essere superata, solo con la buona disponibilità dell’organizer, e a al prezzo di un maggior fatica e complicazione comunicativa e organizzativa.
A livello locale le difficoltà di progettazione e di direzione collettiva possono essere superate incontrandosi fisicamente (e questa forzatura è in parte il solo “vantaggio” di questo modello). Tuttavia esclude quelli che non hanno il tempo per partecipare fisicamente a tutto, quelli che non possono fare militanza a tempo pieno, le “persone normali”, spigendo ancora una volta verso un accentramento del “potere” nelle mani di chi può permettersi di “militare” a tempo pieno.

A livello nazionale questo meccanismo è decisamente esaltato.
Complessivamente, direi che meetup implementa la versione americana della democrazia (non certo partecipativa o ancor meno diretta – eh si, sono fissato). Quella in cui un gruppo di leader (magari bravi e buoni, per carità) emergono e si mettono alla direzione di attivisti volenterosi e generosi. Questi possono e devono parlare tanto, ma non esiste un modo per darsi regole organizzative efficienti e paritarie. Le scelte non possono che avvenire sulla base della naturale funzione di leader svolta da certi partecipanti, non potendosi strutturare con regole che distribuiscano il potere in maniera esplicita, definita e paritaria. Le idee emergono dal magma e si affermano in quanto valuate buone e degne dal gruppo degli opinion leader, e al massimo livello, dall’unico leader.

Tutto ciò, è funzionale a quella che credo sia la visione politica del movimento di grillo. Un leader buono e bravo e onesto e giusto ecc. ecc. che dà la linea e la direzione e diverse migliaia di sostenitori che “scelgono” se supportare o no questa o quella causa.
Per quanto mi riguarda lo spontaneismo e il “leaderismo biologico”, sono soltanto la malattia infantile della democrazia.

Ovviamente confermo il mio appoggio alle richieste, aggiungendo la mia per una “funzione di rating dei post e dei poster”, ma mi aspetto una serie di “scuse” più o meno tecniche a negazione delle stesse.

pino(strano)

ho scritto questo post sul meetup di grillo nel maggio 2006 in occasione di una delle innumerevoli e cicliche occasioni in cui sottogruppi di utenti si lamentano dela mancanza di funzionalità e della limitatezza dello strumento (a pagamento e caro) scelto o avallato da Grillo a fronte di altre possibilità migliori e gratutite pure disponibili su internet

 Posted by at 13:17
Set 232005
 

Non so se sono capace di dire quello che voglio dire senza urtare la suscettibilità di quelli che scrivono in quel blog . E di Grillo, ovviamente. Ci provo.
Sorvolo su i complimenti per la trasmissione, su quanto mi piace Lui, su quanto sono d’accordo con le cose che in genere dice e fa, ma…accidenti! Andiamoci piano col chiamare tutto questo: democrazia diretta. La petizione per le dimissioni di Fazio, è stata una iniziativa che è nata fuori dal consesso dei partiti, bella e giusta, autonomamente iniziata e proposta da un singolo cittadino (Grillo), ma questo, scusatemi tanto, non basta certo a farne una iniziativa democratica diretta. Se no ogni volta che qualcuno alza una bandiera e tutti gli vanno dietro senza ascoltare i partiti, quella è democrazia diretta? Eh no. A prescindere se quella bandiera è bella o di merda, decidere spontaneamente di andare dietro una bandiera (o una iniziativa) quello non fa un grano di democrazia. E questo vale anche per qualsiasi iniziativa, internetcrazia compresa.

Personalmente sono arcistufo di seguire bellissime bandiere senza sapere come posso fare a non essere solo uno che le bandiere le segue, ma essere uno che contribuisce insieme ai compagni di strada a decidere DOVE e COME quella bandiera si deve muovere. Diffido di questo spontaneismo. Ancora di più dello spontaneismo che si rafforza dietro il carisma di uno (che si chiami Gesù o Mao o Grillo, non me ne fotte).

La democrazia innanzi tutto è REGOLE. E regole *esplicite*. Regole che garantiscono che ciascuno avrà diritto ad una uguale porzione di potere nel governare le risorse che si mettono in comune e gli spazi di sovranità che si disposti a cedere per organizzarsi verso uno scopo comune. Il resto è legge della giungla, reattività emozionale. Gli stessi elementi che stanno dietro le adunate oceaniche, le mascelle protese e i capelli trapiantati. Mi piacerebbe, e spero, che il primo che sappia queste cose e che ci stia attento sia Beppe. E lo stesso mi auguro di chi sta (per ora lodevolmente) lavorando per internetcrazia. Ma la democrazia è una cosa difficile. Ancora di più una democrazia che pretende che ciascuno sia leader di sè stesso. Che ciascuno possa liberarsi dell’obbligo della delega. Sia in termini istituzionali che psicologici.

Ora, se uno non è capace di liberarsi della dipendenza psicologica, peggio per lui. Ma se uno non predispone regole che la contrastino, perchè non se ne rende conto, o peggio, dovesse utilizzarla (anche per buoni fini) allora quello non può dirsi un democratico diretto. Posso al limite amarlo, ma non per quello posso giudicarlo DD. Per esistere la DD occorre che esistano regole chiare ed esplicite che consentano a tutti pari opportunità di proposta, discussione, decisione, controllo, che consentano una scelta (e la revoca) del leader con meccanismi di voto espliciti e non di acclamazione o di diritto di nascita (alias soci fondatori).
Inoltre anche quelle stesse regole devono stare sotto il controllo democratico diretto di tutti coloro che partecipano di quella struttura democratica. La delega implicita che si realizza quando qualcuno si dichiara responsabile di un qualche che, e gli altri non sanno come si può fare a cambiarlo o come si fa a diventare essi stessi eventualmente responsabili, è perversa. Questa delega implicita non è per niente DD. Può essere accettabile solo in via assolutamente provvisoria e sapendo che quella è una condizione che va eliminata al più presto, pena lo stravolgimento dei fini. Io credo che dobbiamo lottare perchè tutti noi (il popolo) possiamo riprenderci il diritto di guidare questa nazione e questo pianeta, senza obbligo di delegare qualcun altro a farlo per noi. Continuando anche ad avere la possibilità di delegare (*) il nostro potere a qualcun altro (per necessità o per scelta), ma sempre in maniera revocabile e con meccanismi chiari, espliciti, in modo da non perdere mai il “controllo” della situazione.

Grillo potrebbe avere oggi un ruolo grandissimo di diffusore della idea dd, e in parte già lo ha. Ma dovrebbe far capire proprio a tutte le persone che sono disposte a seguirlo senza farsi troppe domande, e sulla base della semplice fiducia, che seguire un capopolo non è DD. In un certo senso dovrebbe lavorare per rendersi inutile. Tutti i fondatori, teorici, guru, e padri della patria lo dovrebbero. Il resto è dejà vu.

CorDDialità,
Pino Strano.

Note:Chi volesse può consultare:http://come.to/demodiretta http://www.reocities.com/CapitolHill/Senate/3412/ (sito storico della prima Associazione politica per Democrazia Diretta fondata a febbraio del 1995) (ricco di riferimenti e links anche se ora disattivo), oppure:http://www.abolish-power.org/pwp_italy.html (un modello teorico abbastanza completo e “estremo” di DD) Oppure prendetevi la briga di cercare “democrazia diretta” su google e stupitevi….ma questo lo sapete :-)))(*) Pensare che la DD escluda in via assoluta il diritto di delegare il proprio potere è una solenne stupidaggine. Tutti i DD dotati di cervello sanno che un certo tasso di delega (purtroppo) è inevitabile: per esempio almeno a livello di compiti esecutivi (chi ne dubita, provi a piantare lo stesso chiodo con lo stesso martello in più di uno). Il punto è che la delega non deve realizzarsi in maniera non revocabile, che allora con la perdita di controllo realizzerebbe una alienazione della sovranità (che è quello che accade con la delega irrevocabile per cinque anni del nostro sistema “”democratico”” rappresentativo).(**)Questo l’ho scritto sul forum di internetcrazia il 2005/09/23, cioè proprio il giorno in cui ho deciso di registrarmi sui meetup di beppe grillo, richiamato appunto dall’uso dei termini “demcorazia diretta” che beppe grillo fece in occasione della richiesta di dimissioni di Fazio. Poi ho riscritto praticamente lo stesso post sul meetup… solo che non riesco a trovarlo…ma non è importante.

Set 022000
 

Da un po’ di tempo mi frullano in testa un paio di questioni che mi piacerebbe chiarire.

Molte volte Antonio ci ha ricordato i cardini del suo approccio e della sua visione delle cose.

Mi piacciono moltissimo le cose che dice in generale sulla comunicazione, sulla necessita’ della crescita personale, sull’attenzione agli aspetti top-down contrapposti a quelli bottom-up, ma, ci sono alcune cose che continuo a non condividere o forse piu’ semplicemente a non comprendere (?).

Per esempio una di queste riguarda il rapporto tra popolo-individuo e approccio top-down e bottom-up. Ogni volta che noi discutiamo di proposte per il cambiamento del sistema istituzionale, Antonio ci ricorda che questo e’ un approccio top-down e che a lui non interessa (o relativamente) e che invece interessa il livello bottom-Up. Antonio piu’ o meno dice: quando il popolo chiedera’il cambiamento (aspetto bottom-up) solo allora avremo il cambiamento. Posso essere d’accordo che il cambiamento lo avremo quando la maggioranza ne avra’ maturato la necessita’ e lo richiedera’.

Ma cos’e’ il popolo se non un insieme di individui? E come tale io, noi, non siamo membri del popolo? Insomma in quanto membro del popolo io mi sento il diritto di chiedere tutti i cambiamenti che desidero e considerare questa operazione bottom-up ne’ piu’ ne’ meno come Antonio considerebbe una analoga richiesta fatta da qualsiasi individuo appartenente al popolo. Se non e’ cosi’, vorrei capire perche’ no. Ammesso anche che la maggioranza del popolo richiedesse i cambiamenti DD che desidera, in che modo dovrebbe richiederli? Insomma Antonio dice che se io propongo di raccogliere firme, o fare una petizione, o uno sciopero, o altre tipiche forme di lotta politica democratica in favore di un sistema DD queste sarebbero iniziative top-down.

Antonio dice che, per non peccare di top-downismo e’ invece il popolo che deve fare queste richieste. Bene (fermo restando che, come dicevo mi sento un membro del popolo con tutto il diritto di fare anch’io tutte le richieste che mi piace) come diavolo dovrebbe esprimere queste richieste il popolo (o meglio i singoli individui che compongono il popolo) senza peccare di top-downinsmo esso stesso?

Insomma io ho capito (spero) che “nella comunicazione” chiunque puo’assumere una posizione top (dare risposte a chi te le chiede o fare proposte) o down (fai domande o richiedi qualcosa). Ma penso che le proposte politiche, pur collocandosi dal punto di vista della comunicazione forse sempre top-down, non sono tutte top-down allo stesso modo. Insomma mi sento insoddisfatto a caratterizzare allo stesso modo le proposte di chi mira a sottrarre potere ai cittadini e di chi mira a dare loro (noi) la possibilita’ di riprenderselo. Non mi convince l’idea che proporre un colpo di stato (magari violento) sia come proporre un cambiamento costituzionale democratico per via elettiva, sia pure solo da un punto di vista teorico astratto. Ci deve essere qualcosa altro di caratteristico e di importante, pure da un punto di vista astratto e teorico, che distingue le due proposte.

Cosi’ anch’io ho fatto un disegnino. Devo pensarci un po’ meglio, ma intanto ve lo mando cosi’ con le riflessioni un po’ buttate li’, perche’domani parto e non posso portarmi appresso il pc. Qua top-down e bottom-up non sono piu’ due versi opposti su un unico asse, ma stanno su assi diversi. Uno e’ l’asse delle istituzioni che va dal cittadino (bottom) alla collettivita’ o se volete alle istituzioni collettive di governo (parlamento, incaricati vari ecc.). L’altro e’ l’asse della comunicazione, la’ dove dovrebbe essere collocata la dimensione domanda(down) -offerta(top).

Cosi’ il vettore AB corrisponderebbe ad una proposta democratica (in questo caso le proposte DD di un movimento organizzato), la quale sull’asse della comunicazione ha una componente top-down, ma sull’asse delle istituzioni ha una componente bottom-up.

Il vettore CD corrisponderebbe invece alla fatidica e auspicata domanda dal basso di modifiche istituzionali dd, quelle fatte dai singoli semplici cittadini.

Il vettore opposto a questo (non indicato in figura), quello che va da Da C, rappresenterebbe una proposta RR o autoritaria, di chi ha gia’ il potere, o lo vuole solo per se’ o gruppo ristretto, la fatidica imposizione di colpo di stato. Essa ha componenti solo down-top e up-bottom.

Infine il vettore che va da B ad A rappresenterebbe un cittadino che richiede dal basso un governo autoritario. Essa ha componenti down-top nella comunicazione (e’ una richiesta, viene dal basso) e vorrebbe istituzioni coercitive Up-Bottom.

Forse si potrebbero cambiare i termini down, top, bottom e up, invertendoli, ma la sostanza del mio discorso credo sia chiara lostesso.

Quindi, per finire, io dove sto? Io credo che quando parlo come singolo cittadino sto nel vettore CD equando parlo come membro del movimento spero di stare in AB. Volendo si potrebbe continuare col morfismo vettoriale e dire che sono sempre un po’ tutte e due e che a seconda dell’intensita’ con cui sono AB o CD ne risulta un vettore differente…Occhei, basta cosi’ e saluti a tutti.

(*)Tratto da un post scritto sulla mailing list listaDD il 02/09/2000

 Posted by at 23:42
Ago 192000
 

Leggendo i messaggi di Bonacchi e di Forti ho deciso di cancellare un mio precedente post di risposta specifico e invece di tentare di dare una risposta se possibile piu’ sintetica ed organica. In specie sul Concetto di Rappresentanza.

Non e’ affatto vero che la DD esclude il concetto di rappresentanza. Almeno nella mia visione, e devo dire anche nella visione internazionale prevalente di cosa sia o possa essere la DD. Diciamo che questo è per lo meno argomento di discussione nel movimento.

Alcuni , che per comodità definisco “puristi”, sostengono che la delega, mentre puo’ essere inevitabile a livello esecutivo, a livellolegislativo deve essere evitata. Questo non significa che ogni cittadino è obbligato a partecipare votando su tutto; la loro idea è che quelli interessati ad una determinata questione saranno naturalmente spinti a partecipare e quelli che invece sono indifferenti all’argomento non parteciperanno. Di volta in volta il “corpo elettorale” si seleziona automaticamente sulla base dell’interesse.

L’argomento principale dei “puristi” è che la delega di per sé genera il terreno favorevole alla corruzione ed alla ricreazione di una classe politica “specialistica” separata dal popolo e probabilmenterimetterebbe in moto tutti i meccanismi di ricerca del potere noti alla DR.

La questione è allora che cosa può fare uno che pur interessato non possa, per ragioni di salute o di lavoro o insomma per una qualche impossibilità, partecipare alla decisione (non solo alla votazione, ma anche alla discussione, elaborazione ecc.). La risposta, è stata che allora siì, una delega è possibile, purché sotto il pieno controllo del delegante ed in numero estremamente limitato; al limite consentendo la rappresentanza di una sola o comunque pochissime deleghe.

Quindi in definitiva la rappresentanza è ammessa anche dai “puristi”, necessariamente per i compiti esecutivi, e, in forma molto limitata, per i compiti decisionali.

All’altro estremo si collocano quelli che io chiamo “correttivisti”. Questi DD sostengono che ciò che va fatto è introdurre nel sistema DR dei correttivi che pur non alterando la struttura del sistema consenta al popolo di riapproriarsi, quando necessario, dei suoi poteri attraverso gli istituti del referendum di iniziativa e revisione. Insomma per questi il sistema della rappresentanza va benissimo, come norma, ma quello che non va è che il popolo non possa, quando vuole, dire la sua bypassando la rappresentanza stessa. E’ questa impossibilità che vanifica il principio che la sorgente del potere democratico è il popolo e che quindi è il popolo che deve avere l’ultima parola.

Direi che questa posizione somiglia molto a quella enunciata da Bonacchi con l'”enzima”: “la quantità di potere che gli elettori conferiscono ai propri rappresentanti è sempre inferiore a quella che collettivamente riservano per sé”.

Tra le due posizioni di cui sopra, si colloca la mia. Che definirei come la posizione “possibilista” (o “flessibilista” tanto per continuare con gli “ismi”). Io ritengo che il sistema DD dovrebbe essere sufficientemente flessibile da consentire, a chi vuole, di occuparsi direttamente degli aspetti legislativi.

Nello stesso tempo, la delega della propria volontà, nella mia visione, è un *diritto*. Non solo nel caso di impossibilita’, ma anche nel caso in cui io semplicemente preferisca così. E’ lasciata all’intelligenza dei singoli cittadini la possibilità di usare questo diritto. Ciò che conta (ed è fondamentale) è che questa delega sia revocabile in ogni momento.

In altre parole nella mia visione delega e diritto di partecipare direttamente possono coesistere. Il cittadino può delegare la propria fettina di potere democratico (in parte o tutta, e questo è un altro concetto per me importante, ma che non tratterò qua) e riprendersela in ogni momento senza bisogno di speciali procedure come quelle previste nel caso di referendum. Forse non tutti vorranno valersi sempre del diritto di partecipare direttamente, ma se anche un solo cittadino lo vuole fare ha il diritto di farlo. Tutto ciò che tecnicamente è possibile fare per realizzare questi principi occorre farlo.

Può tecnicamente realizzarsi questo? Sì, e abbastanza semplicemente. Non scendo nei particolari (a disposizione per questo), ma ve lo descrivo rapidamente. Ovviamente un tale sistema può realizzarsi solo con l’uso della telematica e dell’informatica, ma non più complessa da usare di quella che utilizziamo per il bancomat. Anzi questo sistema l’ho proprio chiamato Votomat.

Ogni cittadino avrebbe una sua scheda “votomat”. Attraverso l’uso di terminali di una rete dedicata (come per il bancomat o il lottomat o iltotomat ecc..) il cittadino puo’ consultare l’elenco delle proposte dilegge da votare e votare direttamente. Oppure puo’ attraverso lo stesso sistema delegare a qualcun altro parte o tutti i suoi poteri. In questo caso sceglierebbe da un menu che elenca i candidati disponibili quello cui delega. Ogni delegato avrebbe un suo “monte deleghe” e quando il delegato esprime il suo voto conterebbe per quante deleghe possiede in quel momento. Attraverso lo stesso sistema il cittadino potrebbe controllare come ilsuo delegato ha votato su specifiche leggi, magari quelle di suo maggiore interesse. (Questo presuppone che il voto delegato sia sempre palese). Attraverso lo stesso sistema il cittadino puo’ in ogni momento revocare la sua delega e darla a qualcun altro o semplicemente riprendersi il suo diritto e partecipare direttamente.

Tutto questo dovrebbe essere associato ad alcune caratteristiche generali del sistema istituzionale che, d’altra parte, tutti i DD richiedono e cioe’, in sintesi: la massima accessibilita’ e trasparenza delle informazioni relative alla cosa pubblica, con l’uso delle reti tv, delle reti internet, di tutti i possibili media e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Il parlamento assumerebbe la funzione di luogo in cui gli esperti (scelti sempre direttamente con gli stessi principi) discutono, appunto “parlano”, delle leggi e delle attivita’ di governo.

A questo punto dovrei fare un lungo discorso anche sul diritto di espressione diretta della parola, il diritto di proposizione, cosi’ come sul diritto ad autocandidarsi ai compiti esecutivi ecc. Ma per ora ve lo risparmio dicendovi solo che il principio della flessibilita’ e della ricerca della possibilita’ di espressione diretta della propria fettina di potere lo applico anche a questi altri diritti democratici.

La posizione dei “correttivisti” e’ vista dai “puristi” e dai “possibilisti” come uno stadio, un passo importante verso un sistema DD, su cui tutti i DD quindi trovano unita’. Nel momento in cui ci fosse quella possibilita’ di intervenire direttamente sull’assetto istituzionale, probabimente le strade tra i DD si dividerebbero, ma per ora, quello e’ un obbiettivo su cui tutti concordiamo.

Saluti corDDiali.Pino Strano.

Tratto a un post sulla mailing lisr listadd scritto il 19/8/2000

 Posted by at 23:29