Siccome mi secca perdere le cose che scrivo nel mare di Facebook, penso sia meglio scrivere solo sul mio blog, e condividere poi su FB e altrove.
La totale indipendenza nella comunicazione, è quasi un ossimoro. Nel senso che la comunicazione non dipende mai solo dal trasmittente, ma anche dal media, e dal ricevente.
Però il rapporto dipendenza/indiendenza può sicuramente essere migliorato, rispetto all’uso dei grandi social, censori e selettori sopra di noi.
Il punto è che anche i social alternativi non sono (a quello che ho visto) fondamentalmente diversi. Non solo e non tanto perchè i server e la rete rimangono comunque fuori dal controllo degli utenti. Ma perchè il modello che propongono è praticamente lo stesso. Cambiano i censori e selettori, ma l’utente rimane sempre in balia delle scelte dei gestori.
La risposta a questa osservazione del sostanziale rapporto feudale tra gestore e utenti è quella che da 30 anni sento in varie versioni: se non ti piace, nessuno ti impedisce di cambiare feudo o creare il tuo feudo. Il che non è proprio vero, ma comunque è una risposta del cazzo.
Da quando esiste internet, la sola risposta intelligente alla necessaria attività di filtro delle informazioni, che non fosse autoritaria, è stata l’idea dei GroupLens. Agli albori di internet, quando erano molto attivi i newsgroup con protocollo NNTP.
Nei gruppi GroupLens niente veniva censurato centralmente. Invece ciascun utente poteva definire il proprio filtro, basandosi, se voleva, sul giudizio già espresso dagli altri, e selezionando di quali altri si voleva considerare buono il giudizio.
Il filtro era solo di un tipo: se il post era giudicato interessante e valido, oppure no. Ma oggi potrebbe essere esteso a giudizi di diverso tipo, come: attendibile-non attendibile, divertente-non divertente, gradito-non gradito ecc. Un pò come si è passati dalla semplice stella di approvazione ai diversi tipi di giudizi-faccine previsti da FB,
Il fatto che ciascun utente fosse libero di usare o non usare questo filtro, e di determinarlo e cambiarlo secondo le proprie esigenze, dava il segno della libertà.
Era una ottima idea, che andava sviluppata, ma che, forse proprio perchè rendeva possibile l’assenza di un filtro centralizzato, non ha trovato interesse tra le decine di migliaia di sviluppatori di free ed open source (nè tanto meno tra i privati).
Quindi, che io sappia, non esiste al momento alcun sotware che sostenga social con questo grado di libertà.
Mi piacerebbe collaborare con altri allo sviluppo di una tale tecnologia.
Il meraviglioso mondo di salute.gov
Se stai prestando assistenza, a persone con sintomi di malattie respiratorie, TU devi indossare la mascherina.
Se sei un operatore sanitario e stai prestando assistenza a persone con sintomi respiratori TU potresti avere dei dubbi.
Forse non hanno tutti i torti, conoscendo i ministri che si sono ultimamente avvicendati, di sicuro chi sta sotto nella scala gerarchica a stento raggiungerà l’intelligenza di una ameba). Quindi necessario ribadire agli operatori sanitari, che di solito al lavoro lavano le macchine, di indossare la mascherina.
Comunque in assenza di sintomi, non è necessaria la mascherina.
A proposito di macchine…
Notare che se si viaggia in due, uno davanti e uno dietro, con la moglie (o una donna) è lei che deve guidare, ma soprattutto, se sei da solo la mascherina non è necessaria, ma se siete in due: indossate la mascherina!
Ma… anche senza i sintomi respiratori? Quello vale se non sei in macchina.
Chiaro no?
Di Giorgio Tempesti (*)
Il sistema gelli ce l’ha predetto,
rametto e bandierina l’ hanno quasi fatto
Due partiti, i media., la bicamerale
Per Noi del Popolo, è l’inizio del male Continue reading »
Oggi, mentre ero in bagno al lavoro (ancora è permesso andarci durante l’orario di servizio), ho visto per terra un piccolo geco.
Mi sono meravigliato. Era fermo, per terra, vicino al muro, dove poteva essere calpestato facilmente. Per un po’. Poi ho visto che provava a salire sul muro di mattonelle. Ma scivolava. Per terra acqua (improbabile). Ho pensato che sarebbe molto presto probabilmente morto.
Mi chiedevo come fosse entrato. … Dal muro esterno fuori e poi dalla finestra, prova a scendere, scivola ed è rimasto intrappolato.
Ho mosso il mio piede per allontanarmi da lui. Non volevo, per sbaglio, pestarlo. Mi piacciono i gechi. Lui era (è) piccolissimo. Non più di due centimetri coda compresa.
Inaspettatamente lui si avvicina alla mia scarpa e poi si infila sotto! Cazzo.
Con attenzione, sollevo il piede e lo sposto molto più in là. Incredibile. Dopo due secondi, quello si muove e di nuovo si infila sotto. Aspetto.
Poi tolgo il piede da lui e, tenendolo d’occho, concludo la mia presenza nel bagno.
E’ cominciata una lunga riflessione sulla vita e la morte, (che vi risparmio) e insomma ho concluso che la cosa migliore fosse portarlo a casa mia dove sul terrazzo balcone del 5 piano tra i vasi già ne ho visto qualche volta uno (Fiodor Fiodorovic).
Ho svuotato la piccola scatola dei filtri per sigarette, e poi sono tornato subito nel bagno. Dopo un tentativo, andato fallito, di spingerlo nella scatola stimolandolo da dietro con un pezzo di carta, lascio la scatola per terra. E aspetto.
Dopo pochi secondi lui entra dentro.
Conclusione.
Ho appena liberato Petr Petrovic tra gli ultimi resti dei nostri orgogliosi pomodorini. Spero di rivederlo. O rivederla? Nel caso si chiamerà Petra Petrovna.