Gen 302013
 

Diario elettorale. 29/01/2013.

Da oggi sono insieme a voi, ufficialmente e definitivamente candidato alla presidenza della Regione Lazio per la lista RETE DEI CITTADINI !
Sono stati giorni di estenuanti battaglie contro la polverosa, vecchia burocrazia, odiata da tutti noi (elettori, candidati, e anche dagli stessi funzionari) ma amata dal potere, proprio per gli ostacoli che crea a chi vuole democraticamente cambiare.
Ho visto la forza di volontà di cittadini italiani che non si arrendono, che hanno girato per giorni, fin nei più sperduti paesini del Lazio alla ricerca dei certificati del singolo elettore, per raggiungere il numero di sottoscrizioni richieste.
Nel mare di sfiducia e di sconforto che molti cittadini onesti, ahimè vivono, e che hanno quasi rinunciato a sperare, mi ha commosso l’impegno e la determinazione della RETE DEI CITTADINI.

La mia speranza è che questa nuova idea dell’autogoverno sia compresa e infonda negli animi degli scoraggiati il fuoco che ho visto ardere nella RETE DEI CITTADINI.

Possiamo tornare sovrani del nostro destino.
Possiamo tornare padroni della nostra moneta.
Possiamo trovare una via di uscita alla decadenza della nazione.

… a domani.

 

 Posted by at 01:16
Dic 072012
 

Ringrazio per gli attestati di stima per la mia persona come candidato presidente alle regionali per la RETE DEI CITTADINI.
Gli auguri e gli in bocca al lupo vanno però rivolti, non tanto a me, ma a tutti noi. Non è un presidente o un altro il problema, o la soluzione. Ma la conquista della sovranità da parte dei cittadini. Questa sovranità oggi è miseramente ridotta al solo voto elettorale. Possiamo solo scegliere chi ci comanderà.
Il nostro modo di interpretare il ruolo di rappresentante eletto, invece, è quello di considerarci strumenti attraverso i quali i cittadini possano durante tutta la legislatura, quando e se lo vogliono, esercitare direttamente la loro sovranità. La RETE DEI CITTADINI ha inventato strumenti e metodi perchè queste non siano solo parole. Altri ancora ne stiamo costruendo.
Se ne avremo la forza modificheremo anche lo statuto regionale introducendo il referendum deliberativo e altri strumenti per la partecipazione, la trasparenza e il controllo dell’attività del governo regionale restituendo quindi sovranità a tutti i cittadini e non solo a quelli che ci sostengono e ci voteranno.

La conquista della vera democrazia non è fine a se stessa, ma il solo modo che abbiamo  per poter realizzare una società più giusta, dove i diritti degli esseri umani si realizzino e in armonia con gli altri esseri viventi e il pianeta tutto. Ciò che è bene comune, non può che essere definito deciso e tenuto sotto il controllo dell’ultima parola sovrana da parte dei cittadini tutti e non di pochi eletti.

Ma senza governo dell’economia nessun cambiamento è possibile. E senza sovranità monetaria il governo dell’economia è illusorio. Sappiamo che la sovranità monetaria è un problema di ordine nazionale, MA anche a livello regionale è possibile pensare a strumenti monetari e finanziari alternativi. Ci batteremo anche per questo. Ci batteremo per il Lazio possa essere un esempio di come i cittadini possono cambiare la

Dobbiamo liberarci dalla condizione di quasi -schiavitù, di sudditanza, che oggi viviamo. Siamo sudditi di politici che si rivolgono a noi al solo scopo di strapparci il voto per fare poi quello che gli pare. A loro volta quelli sono servi delle banche sovranazionali in mano a un pugno di persone che “governano” il mondo incuranti dei morti e del disfacimento del pianeta se questo si traduce in maggiore potere per loro. E noi oggi siamo quindi servi dei servi.

Noi rivendichiamo il diritto per ciascun essere umano di decidere delle proprie sorti, rivendichiamo l’intera sovranità sulla nostra vita.
Il nostro programma è sotto il controllo dei cittadini: oggi nella definizione dei suoi contenuti, domani nella sua attuazione. Tutti i cittadini che hanno compreso e vogliono essere liberi possono partecipare insieme a noi a questa battaglia per la conquista della sovranità alla sola condizione di condividere il nostro manifesto e i metodi di democrazia. Come uno tra uni. Come sovrani tra sovrani. Senza privilegi per nessuno. Senza comandanti e lider inamovibili per statuto.
La RETE DEI CITTADINI non appartiene a UNA persona, appartiene a chi ne fa parte. Ma senza la partecipazione e l’unione di questi cittadini a formare una rete di solidarietà, partecipazione o anche semplice supporto materiale o di opinione, nulla sarà possibile. E per questo come candidato presidente io ho senso solo se al servizio del progetto di questa RETE per la conquista della sovranità. In bocca al lupo a tutti noi.

 Posted by at 03:53
Giu 192012
 

Mi è capitato di partecipare a una “cena politica”, (che forse descriverò più dettagliatamente in altro articolo) dove a un certo punto l’anfitrione, nel corso dell’inevitabile (e per altro istruttiva) concione tenuta agli invitati in fase digestiva, ha espresso qualcosa di simile alla seguente affermazione: “La democrazia popolare (alias democrazia diretta) ha dimostrato il suo fallimento fin da subito ai tempi di Atene, quando un tribunale popolare di 500 persone ha condannato a morte Socrate”.

Non era il caso di commentare in quella sede, dove i cervelli dei presenti erano invitati a girare al minimo e al più dedicati a blandire l’auto-proponente lider maximo in pectore di un partito che spero non vedrà mai la luce. Ma l’affermazione, che per il suddetto anfitrione assumeva il valore di pietra tombale per la democrazia diretta (e direi per la democrazia tout-court) che non è nuova, merita una riflessione attenta e una risposta non elusiva. Anche perchè talvolta mette anche in imbarazzo certi sostenitori non accorti della democrazia diretta.

Non discuterò delle vere o presunte ragioni della condanna di Socrate. Per altro a noi (o almeno a me) conosciute solo attraverso la famosa cronaca molto probabilmente alterata che ne dà Platone, e quella di Senofonte. Accetto anche il presupposto (non proprio corretto) che quello che condannò Socrate fosse veramente un governo democratico.

Accettando questa visione da “luogo comune”, comprensiva del fatto che Socrate fosse un sostenitore dell’aristocrazia, ci sono in quella affermazione un paio di errori di fondo, che a mio modesto parere, allora avrebbe commesso, ebbene sì, anche lo stesso Socrate nel voler così dimostrare la fragilità della democrazia. Oltre che, naturalmente, tutti quelli che a questo scopo usano il dramma della vicenda di Socrate.

Il primo errore è ritenere che la democrazia diretta fondi la sua legittimità, o la sua primàzia su altri sistemi di governo, sull’idea che sia un metodo che conduca sempre alle scelte migliori o più giuste. E quindi se da essa ne derivano scelte cattive o ingiuste si dimostra la sua fallacità.
Non è così.
QUALSIASI sistema di governo può condurre a scelte che possiamo ritenere cattive. E la democrazia non è esente da questa possibilità, che è propria dell’esercizio del potere in sè. Come tale anche la democrazia, che è esercizio del potere da parte del popolo, può condurre a scelte che si rivelano cattive scelte o ingiuste (nel senso di non gradite o con le quali non concordiamo affatto). Il sovrano, che sia un popolo o un singolo può “sbagliare” prendendo decisioni anche talvolta controproducenti rispetto alla scopo che si prefigge. Ma questa non è una caratteristica della democrazia, ma dell’esercizio, in sé,  della sovranità.
Caso mai si potrebbe discutere se è più probabile avere scelte ingiuste prese da pochi o dai molti.

Il secondo errore è confondere le decisioni con le conclusioni.
Come acutamente indica Akiva Orr nel suo libro “La politica senza i politicile decisioni, non sono conclusioni. In sintesi le decisioni attengono ad una scelta fra diverse opzioni possibili. Esse derivano da una preferenza, o da una valutazione di priorità. Le decisioni sono buone e giuste o cattive e ingiuste in rapporto all’essere più o meno aderenti a ciò che noi preferiamo. Le conclusioni invece derivano da un ragionamento razionale, logico, dall’esame dei dati a disposizione.  Esse sono corrette o errate in rapporto alla evidenza dei risultati.
In generale, date certe condizioni note, non esistono due conclusioni diverse entrambe corrette. Mentre due decisioni anche opposte possono essere ritenute giuste a seconda delle priorità o dei valori che noi sosteniamo.
Per esempio un medico può concludere che se non si amputa la gamba il paziente morirà. Ciò o è errato, o è corretto. Delle due l’una. Ma due pazienti possono decidere (a fronte della conclusione del medico) uno di non amputare e morire piuttosto che non avere la gamba e l’altro di  amputare e restare vivo anche se con una sola gamba. Quale delle due decisioni è giusta? Dal punto di vista dei pazienti, entrambe.

Anche le decisioni possono però essere giudicate non solo ingiuste (rispetto ai nostri valori) ma anche errate se da quelle decisioni ci aspettiamo certe conclusioni che poi non si verificano.
Quindi l’uccisione di Socrate  è stata giusta o ingiusta a seconda del fatto che si ritenga buono o cattivo l’uccisione di un uomo. E, per me, posso dire è stata una decisione ingiusta.
Si può dire che sia stata sbagliata o corretta solo in dipendenza delle conclusioni che chi l’ha condannato pensava di poter raggiungere. (Se volevano proteggere la democrazia l’hanno effettivamente protetta? Se volevano proteggere i giovani dalla sua influenza “ateistica e blasfema” li hanno effettivamente protetti? )
Per quanto sopra la sua morte non ha concluso nulla circa la supposta fallacia della democrazia, perché bisognerebbe dimostrare che esistono governi autocratici o aristocratici che non realizzano questo tipo di ingiustizie, o almeno lo facciano in misura minore. E io credo invece è piuttosto evidente, che sia proprio il contrario.

Quindi ringrazio questi vari uomini illuminati che suppongono di sapere meglio di me cosa è il mio bene, perché per esempio dicono di conoscere meglio di me le conclusioni corrette, ma quale è il mio bene voglio deciderlo io. Voglio decidere io se amputarmi la gamba o no. Giusto o ingiusto che a loro possa sembrare. Anche perché poi, come minimo, hanno una parcella da presentarti.

Mar 262012
 

La democrazia perfetta non esiste.
Se questa è una affermazione binaria allora essa è vera.

Se invece è un affermazione fuzzy, allora si colloca all’estremo del continuum falso-vero.

Nel secondo caso, che è quello che possiamo utilizzare meglio per rappresentare la realtà (la realtà non è binaria, ma fuzzy [nota1]), la democrazia nelle sue applicazioni reali non può essere quindi che una direzione da seguire. Un asintoto cui tendere. Come corollario è possibile avere più o meno democrazia in un sistema. Ed è sempre possibile pensare a un sistema migliore di democrazia.
Quindi si potrebbe pensare che le rivoluzioni per “raggiungere la democrazia”, “instaurare la democrazia” potrebbero essere viste come solo delle accelerazioni del processo di miglioramento della situazione politica riguardo alla precedente implementazione di democrazia, e quindi forse anche non necessarie come concetto invece di rottura traumatica del precedente al conseguente sistema politico.
E in generale ritengo sia proprio così.
Ma a partire da una condizione minima. Continue reading »