Da quando sono ufficialmente candidato al consiglio regionale per la Rete Dei Cittadini, dentro di me, qualcosa è successo.
E credo che la stessa cosa succeda anche a diversi altri candidati.
La sola possibilità di raggiungere una posizione di potere, turba.
Ciascuno di noi si sta confrontando con un demone.
Lo stesso demone che noi combattiamo e contro il quale, almeno io, ma credo tutti noi abbiamo costruito questa lista.
Il demone del potere e l’uso che puoi farne a tuo vantaggio, piuttosto che a vantaggio di chi te lo ha delegato.
E’ normale, e bello, che nella Rete ci siano diverse anime.
Ci sono i singoli alla ricerca di un nuovo strumento non ancora compromesso con i giochi della casta, dove realizzare il proprio bisogno partecipativo senza sentirsi ingabbiato e strumentalizzato. Ognuno poi con la sua istanza particolare.
Ci sono coloro i quali, come me, avevano già un riferimento politico preciso, con ideali e obiettivi anche ben definiti, che hanno visto che era necessario raggiungere una dimensione di coordinamento stretto in un progetto comune con altri gruppi altrettanto definiti e distinti ma con i quali c’erano evidenti sinergie.
C’è chi ha portato l’anima del rispetto per l’ambiente, C’è chi ha portato il bisogno della sovranità territoriale e il diritto di riconoscersi come espressione di una storia, di un territorio. C’è chi ha portato l’anima del desiderio di rinnovare il patto con le istituzioni nella direzione etica. Chi la bellezza e la gioia di lavorare per il bene comune.
Io, insieme agli altri democratici diretti, ho portato quella che, senza ipocrisia, ritengo sia la sola novità vera: uno strumento e una metodologia per il controllo del rappresentante ispirato ai principi della partecipazione democratica diretta e della revocabilità del mandato. L’art.15 del nostro statuto. L’impegno dei candidati a rispettarlo e la lettera di dimissioni in bianco. Oltre al contributo alla costruzione de programma nella parte che riguarda l’introduzione degli strumenti partecipativi e di controllo, come il referendum deliberativo.
Voglio dire che nella Rete, nessuno ha perso la propria individualità e le proprie idee. E meno male. E comunque è così.
Come candidato della Rete, in questo schifo di sistema rappresentativo devo cercare voti i quali arrivano anche anche come consenso alla persona.
Come candidato espressione dei Democratici Diretti lo devo cercare anche come sostegno politico, che rafforzi l’anima democratica diretta della Rete, che non è così scontata. Non ancora, almeno.
Ma, per me come essere umano, e come democratico diretto, questo dovere di pormi anche in una posizione di ricerca di consenso da fare però convergere sulla mia persona mi pone di fronte alla contraddizione tra assunzione di ruolo individuale e necessità che questo ruolo sia solo strumento.
Non vorrei parlare anche per gli altri, anche se credo che pure molti di loro subiscano la stessa dinamica. Non tutti, forse ne sono consapevoli o la temono; addirittura qualcuno forse la cercava. Siamo esseri umani e non santi. Ma Io ho sentito dentro di me, mordere il demone del potere.
E ho visto anche i miei amici diventare un pò diversi. Talvolta quelli che avevano la massima fiducia nella mia persona e nelle mie supposte qualità morali (oltre che intellettuali etc etc insomma di cui sentivo l’affetto prima ancora che la stima) li ho visti attraversati dall’ombra del dubbio, quasi del sospetto. E mi ha fatto male.
Ho visto nei loro occhi la domanda: Ma non stai diventando anche tu come gli altri? Ma stai cercando affermazione personale o lavori per il gruppo?
Mi fa male, però li capisco.
Posso solo dire che c’è questo rischio. E anche se mi fa male, sono contento che siano così sensibili a questo
Combatto ogni giorno contro questa “tentazione”. Anzi forse certe mie espressioni, alcune incertezze, alcune mie difficoltà, (che credevo segrete al mio animo, ma evidentemente traspaiono, che non sono capace di nasconderle) vengono fuori proprio dalla mia difficoltà di conciliare la ricerca del consenso personale e poltico, con la mia ripulsa del doverlo fare. Odio questa situazione.
Io non vorrei affatto cercarlo, ma
devo. Devo distribuire i miei santini, devo parlare dei contenuti democratici diretti, devo appiccicare i miei manifesti, anche se invece vorrei solo dire “mandate a quel paese tutto e non votate nessuna persona”. Non votate nemmeno la Marzoli, perchè non è Marzoli o Pino Strano che dovete votare, ma la Rete e la sua proposta di rapporto nuovo tra rappresentante e cittadino!
Per me il valore etico dei miei comportamenti, e il bisogno di coerenza sono tali che sono stato anche attraversato dal desiderio di lasciare perdere. Di liberarmi di questa tensione. Se fossi credente, questo sarebbe il momento di dire “Dio dammi la forza di continuare a confrontarmi col demonio e di non cedere”. E invece devo dire: “Vota la Rete e vota l’anima democratica diretta. Vota me”.
Questa notte mi metterò il cilicio.