Nov 262023
 

Se vogliamo l’unione, bisogna prima concordare sulle regole del gioco.
Non sull’obbiettivo.
L’obbiettivo è vincere.
L’obbiettivo è il potere.
La stessa non violenza aveva come obbiettivo il raggiungimento del potere, della capacità di essere indipendenti.
Il potere non è una cosa buona cattiva.
Chiaro che quando ce n’è molto accumulato, concentrato, la cosa può essere rischiosa (per gli effetti ampi che un ampio potere può generare). Ma cosa è ogni singola entità che ci compone se non un concentrato di potere, energia.
Quindi mi metto insieme con chi vuole vincere è basta? Affatto.
Mi metto insieme a chi come me, vuole il potere mentre riconosce a ciascuno lo stesso diritto.
Quindi abbiamo tutti il diritto di volere essere dittatori, capi, servi, quello che si preferisce. Chi decide?
Appunto di questo si deve parlare.
Di regole. Che esprimano quel principio. Che dicano e implementino sempre meglio questo principio. Abbiamo tutti, e ci riconosciamo l’un l’altro, lo stesso diritto.
C’è una parola che io e altri usiamo per questo, generalizzando il suo originario significato, ed è: isegoria.
Strettamente: il pari diritto di parola. Pari diritto all’accesso al canale verbale a disposizione, forma di potere espressivo.
Generalizzato a: pari diritto di potere, di governo, di accesso agli strumenti per l’esercizio dei diversi poteri a disposizione.

I greci che si riunivano nell’agora, non riconoscevano esattamente a tutti il diritto di parola [cit.]. Credo che la situazione fosse in piena preda delle reazioni emozionali della piazza. Non a caso la retorica era un arte apprezzata. Dal punto di vista regolamentare però, regole esplicite e implicite, credo lasciassero a desiderare. Insomma, come minimo c’erano tutti i difetti dell’assemblearismo.
Non so se ci fossero regole esplicite o scritte, che regolavano l’accesso al pulpito, certo agivano pesanti meccanismi naturali.
Ma l’idea era la stessa, apparentemente irragionevole, idea di uguaglianza, dal punto di vista del diritto.
Perchè è il diritto a decidere tutti insieme, su ciò che poi tutti insieme si sarebbe dovuto sopportare.

Che poi fosse realizzata con molti limiti, questo è il destino di ogni realizzazione. La cosa interessante è che le forme di partecipazione e di efficienza ed efficacia della partecipazione, si sono inverate. Il processo, era diventato palese.
Altrove nel mondo, e anche nel tempo, accadeva o era accaduto, probabilmente inverando altre forme di democrazia.
Per come la vedo io, e il mondo con cui interagisco, il processo, evidenziato dalla democrazia di Atene, continua e continuerà.

 Posted by at 15:57
Nov 222023
 

La vogliono in molti.
Moltissimi dicono:
“Non c’è tempo, (se ancora ce n’è), si deve partire dagli obbiettivi. Pochi, concreti, salienti”.
Altri dicono:
“Non c’è tempo, (se ancora ce n’è), si deve cambiare mentalità, punto di vista, non si possono risolvere i problemi con gli stessi metodi che li hanno generati…”
E molti altri che cominciano con: ” “Non c’è tempo, (se ancora ce n’è), ” e giù con la descrizione di strategie e teorie e obbiettivi.
Si sorvola su CHI decide queste cose.
Se si vuole l’Unione, bisogna partire da questo.

Io, in aggiunta alla massa di autorevoli e anche ammirevoli (e a volte vomitevoli) punti di vista ho le mie idee, che a loro volta possono stimolare i conati di altri.
Ma se devo discutere e decidere di questo, con chi lo faccio?
Devo riconoscere questo mio… come chiamarlo?
Simile? Socio? Confratello? Consovrano? Concittadino? Compare? Sodale? Affiliato? Compagno? Camerata? Membro?
Non importa, bisogna riconoscersi.
In che cosa ci riconosciamo?
Trovo che si possano scrivere fiumi di parole, ma io, personalmente cerco di costruire qualcosa con chi, come me, vuole avere il controllo sulla organizzazione che costruisce o contribuisce a costruire.
Poi, ci vuole un atto formale. Occorre esplicitare. Più o meno ritualmente.
“Scelgo io!” è questo esperimento.
Solo un prototipo. Un altro.
Difficile unirsi, se non si concorda su chi comanda. Anche se si avessero gli stessi obbiettivi.

 Posted by at 15:36
Nov 182023
 

Ecco, questo è il mondo che io immagino come posto felice.
Dove si ha il tempo, e il contesto, per occuparsi di cose inutili, solo perchè sono belle.
Ovvio che ognuno ha il suo concetto di bello ma l’arte, in tutte le sue forme, è sicuramente la cosa più inutile del mondo. Particolarmente la poesia.
Parlo da economista “produttivista”. Particolarmente di quella parte degli economisti che valutano, persino con il PIL (prodotto interno lordo), la vita.
Usando i simboli econometrici si verifica che la poesia è tra le cose più inutili.
Tutti possono praticarla, quasi tutti l’hanno praticata, pochissimi riescono a campare producendo poesie.
Ma, есть нюансы, ci sono delle sfumature. Apparenti dettagli o, addirittura, anche presupposti discutibili.
Il bello è soggettivo.
Tutto è soggettivo.
Ma esiste un oggettivo che pur essendo soggettivo, ti accorgi che è condiviso, o condivisibile.
C’è un senso generale delle cose. Vale per il negativo (come quando questo senso comune conduce a risutati soggettivamente inaccettabili, tipo la vaccinazione richiesta di massa per un diserbante). Ma vale anche per il positivo.
Ribadisco.
Una società dove si possono fare cose inutili ma belle, presuppone un contesto di possibilità di espressione e risorse ampie.
E vorrei questo tipo di società, che credo possibile con la crescita del numero di persone che si riconoscono reciprocamente, pariteticamente, il diritto di decidere delle sorti comuni.

Praticamente chi ha preso il diserbante, dopo un primo aumento di rischio più forte (gli effetti a breve termine), nel lungo periodo ha aumentato la probabilità di morire del 15,2%.
Ora, o arrestano chi ha fatto queste ricerche, o mettono sotto inchiesta (e magari anche arrestano) chi ha usato il suo potere per ottenere questo.

 Posted by at 16:38
Nov 272020
 

Io so che nascono sempre nuovi partiti e movimenti come processo inevitabile del sistema che induce energia di contrasto alle proprie ingiustizie. Dichiaro a tutti (nuovi e vecchi amici) che a parte l’esercizio della mia sovranità (politicamente pari a quella di chiunque altro), non mi interessa proprio degli altri obbiettivi, dei programmi, dei manifesti, e neanche delle inziative a breve o lunga scadenza.

Tutta roba importante, ma che viene dopo.

Dopo avere capito e accettato, il metodo democratico seguito da quel gruppo, partito, movimento. Tutto il resto, se sono sovrano (insieme agli altri, ovviamente), è passibile di cambiamenti, di nuove acquisizioni, nuove decisioni. Come è giusto che sia. Si tratti anche della definizione dei principi irrinunciabili (che pure esistono), la cui formulazione può essere diversa e quindi sempre opinabile e mutabile.

 Posted by at 20:27
Nov 032020
 

Riassumo in poche righe concetti che si possono studiare per anni. (Autoironicamente potrei dire: senza capire un accidente lo stesso :-)).
Ma adesso li esprimo, in maniera così sintetica che praticamente è utile solo a me, e forse ad altri tre.

La democrazia diretta non esiste.

Esiste la democrazia. Che o è diretta, o non è.
Significa che esiste la possibilità concreta della scelta.
E questa è parimenti determinata dalla volontà dei singoli membri del popolo, attraverso una relazione certa tra la volontà del singolo l’espressione della stessa, e quindi la scelta realizzata. Secondo il principio di maggioranza e quindi tanto più efficace, quanto più grande la maggioranza che si riesce a realizzare nel processo decisionale.

La democrazia si può instaurare solo tra pari.

Gli esseri umani non sono tutti pari.
Lo sono politicamente.
Ma anche qui con diversa capacità anche se uguale diritto.

Esiste un bisogno gruppale soggettivo e oggettivo di organizzazione verticale.

Estendendo questi concetti arrivo alla idea di democrazia diretta stratificata.
Un vechio concetto, in fondo, di organizzazione ad albero, che per non diventare piramide prescrive che, a parte il livello di base, l’ultima parola di ogni livello superiore spetti al livello inferiore.Possiamo avere un lider unico, o un livello che organizza e regola il livello più basso, se questo è controllato e può essere cambiato in ogni momento da uno dei livelli più bassi.

Ovvio che i “dettagli” delle deleghe, sono molto importanti, ma qui, per ora, non vado oltre.

 Posted by at 20:41