Mar 262012
 

La democrazia perfetta non esiste.
Se questa è una affermazione binaria allora essa è vera.

Se invece è un affermazione fuzzy, allora si colloca all’estremo del continuum falso-vero.

Nel secondo caso, che è quello che possiamo utilizzare meglio per rappresentare la realtà (la realtà non è binaria, ma fuzzy [nota1]), la democrazia nelle sue applicazioni reali non può essere quindi che una direzione da seguire. Un asintoto cui tendere. Come corollario è possibile avere più o meno democrazia in un sistema. Ed è sempre possibile pensare a un sistema migliore di democrazia.
Quindi si potrebbe pensare che le rivoluzioni per “raggiungere la democrazia”, “instaurare la democrazia” potrebbero essere viste come solo delle accelerazioni del processo di miglioramento della situazione politica riguardo alla precedente implementazione di democrazia, e quindi forse anche non necessarie come concetto invece di rottura traumatica del precedente al conseguente sistema politico.
E in generale ritengo sia proprio così.
Ma a partire da una condizione minima. Continue reading »

Feb 222012
 

A parte l’enorme stupidaggine dello slogan <Roma ladrona> esiste un problema reale: roma comune o roma capitale.
E’ come dire: città tra le città con pari dignità, o capitale, cioè per definizione città più importante delle altre.

Tutto dipende da come misuri l’importanza.
Per certi versi potrebbe anche essere inevitabile e, in fondo logico che lo sia. Dico la capitale. Più importante delle altre perchè luogo deputato alle riunioni fisiche dei rappresentanti del popolo. E altri annessi e connessi. Ma per definizione, appunto. Non per diritto divino. Per scelta, inevitabilmente arbitraria. In democrazia anche la capitale potrebbe essere oggetto di decisione democratica. Come qualsiasi altra decisione in merito alle regole generali (diciamo costituzionali), e particolari di “governo”.

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Ott 182011
 

Ringrazio le mie nipoti venute da Catania per la manifestazione, che mi hanno tirato fuori dal mio guscio di delusione e tristezza personale e politica del sabato pomeriggio e mi hanno fatto ricordare che avevo voglia-bisogno di incontrare le persone, che ho sentito amiche, come compagni di strada, anzi di piazza. Anche se io in piazza ci sono stato pochissimo, in confronto agli eroi che la occupano, sento che loro sono lì anche per me. E qualcuno potrà continuare a stare lì se ci saranno molti altri che come me, pur non dormendoci, e anche partecipando poco fisicamente, è con loro. Pure con quel poco. Continue reading »

Giu 122011
 

Non perché pensi che così l’acqua (e gli altri beni comuni) saranno o resteranno sotto controllo pubblico , ma per contrastare la deriva speculativa che comunque bisogna battere anche dal punto di vista economico. Cioè ci deve essere un vantaggio quantificabile, anzi pure più di un vantaggio quantificabile che mostri-dimostri la bontà di qualsiasi scelta gestionale. Il punto è che con “vantaggio quantificabile” non si intende solo in termini economici, e tuttavia deve essere valido o per lo meno misurabile, e quindi anche decidibile, economicamente.
Comunque dal punto di vista astrattamente legislativo  questo referendum è quasi inutile. L’azione di protezione die beni comuni necessita sicuramente di un quadro legislativo che la favorisca, ma va attuata a livello o con ottica locale, o meglio, legata al territorio. Dipende quindi dalla libera gestione locale della risorsa.

Tuttavia dei parametri tecnici, economici, politici, esistono e possono essere descritti.

Sorvolo, per ora, sui primi due. Il punto decisivo è chi ha l’ultima parola? L’ultima parola la devono avere i cittadini proprietari di quel bene comune. Per questo il quadro legislativo dovrebbe prevedere l’istituto del referendum deliberativo a livello regionale o almeno comunale.

Per il nucleare valgono considerazioni simili, ma che come quadro legislativo deve prevedere strumenti di programmazione di ordine nazionale. Qui il vuoto legislativo e costituzionale dovrebbe essere colmato con il DDL n.1428 presentato al senato e attualmente in commissione Affari Costituzionali.

Infine il referendum sul legittimo impedimento è il più “politico” dei 4. Ma nello stesso tempo ha preso la valenza di giudizio sul principio di uguaglianza davanti alla legge, per cui un bel SI in ogni caso sì va benissimo.

Non è che questa sia proprio democrazia diretta, ma è tutto quello che ci concedono.

Mag 272011
 

Riprendo il tema del rapporto tra Democrazia, Democrazia Diretta e Democrazia Rappresentativa.

Ripeto: ” la democrazia diretta è “semplicemente” un sistema democratico che tende costantemente a superare e/o ridurre al minimo, gli ostacoli per l’esercizio sempre più esteso della sovranità da parte di ogni singolo cittadino; migliorando gli strumenti, i livelli di consapevolezza, e in generale le condizioni che ne permettono, appunto, la pratica concreta“.

In questo senso la democrazia viene interpretata come una direzione verso la quale dirigersi costantemente. La democrazia diretta è l’aspetto dinamico della democrazia. A fronte del concetto generale, e perciò in qualche misura statico, di democrazia.
Si potrebbe dire, “essere democratici diretti è essere diretti verso la democrazia”.

C’è in questo modo di concepire la democrazia un idea di progressività, di ricerca di migliore approssimazione, che viene ben sintetizzato dallo slogan “più democrazia!” genialmente inventato dai democratici diretti tedeschi. (meher demokratie!).  En passant merita dire che Meher Demokratie ha poi sofferto i colpi di una strategia che apparentemente poteva portare a risultati in tempi più rapidi(*), ma che non faceva i conti con le resistenze profonde che il sistema oppone quando si tratta veramente di dare potere al popolo. Ma lo slogan è magnifico.

Il movimento democratico diretto italiano è nella fase dei “comuni”. Sa un pò di medievale, ma un pò è proprio così. Sì, trovo eccessiva l’enfasi sulla strategia del “prima-nei-municipi, poi-alle-provincie, poi -alle-regioni, poi-alla-nazione”. Io non so quali siano le vie migliori. Ne vedo alcune, ma certamente ne devono agire molte. L’evoluzione di una rivoluzione non è mai lineare, e volere la democrazia in Italia, attualmente, è rivoluzionario.

Dovremmo chiedere aiuto agli stati democratici. … Ma non è che ne veda molti in giro.

La questione che deve essere molto chiara è che se la democrazia perfetta non esiste, esiste tuttavia la non-democrazia. Che si distingue dalla democrazia per il fatto che esiste, o non esiste, almeno UN modo attraverso il quale i cittadini possono esercitare la loro sovranità senza obbligo di delega.

Per questo il sistema delle istituzioni politiche italiano non è, direi proprio tecnicamente, una democrazia.
Dobbiamo ancora conquistarci la democrazia, questo è il primo problema. La democrazia vera può affermare i valori della legalità e della giustizia. E tuttavia questo risultato non è scontato.

Ma senza democrazia la legalità può essere ingiusta fino ad essere mortale. Qualunque altro sistema che non responsabilizzi equalmente ogni individuo nelle scelte collettive, più o meno rapidamente si traduce in maggiori possibilità di realizzare un sistema autoritario.

Quindi primo obbiettivo assoluto tra le (poche) modifiche cosituzionali necessarie, è avere <quell’almeno UN modo> che ci possa far dire che la nostra è una democrazia. L’introduzione del referendum deliberativo senza quorum. Allora potremo cominciare a parlare di migliorare la democrazia. Per ora dobbiamo conquistarla.

 

(*) Agivano cercando di creare un movimento di opinione trasversale che facesse pressione sui propri rappresentanti per ottenere le riforme costituzionali democratiche.