Dic 182023
 

Confesso: non sono comunista. E neanche fascista. E neanche anarchico.
Confesso che ho detto tre bugie.
Sono un poco comunista. Il comunismo mi piace per questa idea che il proletariato dovrebbe avere il potere. Ammesso che il proletariato sia qualcosa vicino al concetto di “popolo”, cioè di intera comunià.
Sono un poco anche fascista. È stata la mia prima idea politica. Mi piaceva il concetto di ordine, di precisione dei compiti e doveri. Mi piaceva l’idea di responsabilità individuale, di meritocrazia.
Tutte verità più o meno parzialmente applicabili a comunismo e fascismo.
Ma sono anche piuttosto anarchico. Se non che bisogna fare i conti con l’idea che anarchia significhi confusione. Oppure totale libertà di fare quello che ci pare.
La libertà di scegliere dovrebbe essere, e in qualche modo è, totale. Vero.
Almeno tra le varie possibilità (le condizioni date) sono libero di fare, fottendomene delle eventuali conseguenze per gli altri o anche di usare gli altri. Una idea vicina all’arbitrio. Tuttavia è così.
Io invece scelgo diversamente. Scelgo di inserire la varibile “altro da me”, anche pensando al loro benessere.
Può sembrare ridicolo. E che ne so io del benessere dell’altro? Il “fai all’altro” ( o meglio non fare all’altro) ciò che vorresti fosse fatto o non fatto, non mi dice quale sia il reale benessere dell’altro. Me lo dovrebbe dire lui. Dire.
Esprimere.
Il diritto ad esprimere
Io posso non sapere esattamente come, attraverso quali vie, ma la comunicazione dipende anche da chi ascolta. Per questo l’ascolto, o più in particolare, il rispetto dell’altro (idealmente come fosse me stesso), è una categoria politica.
Andrebbe ricercata.
Questo è, per me, “Scelgo Io!”. Il tentativo di costruire una organizzazione politica fondata comprendendo quella categoria.
L’isegoria, la chiamo. Generalizzando il significato di “pari diritto di parola”, a “pari di dirtto di ascolto”, e poi anche a “pari diritto di espressione della volontà”, e “pari diritto ad agire”. Sono tutte forme di espressione, di comunicazione. Chiamatela come volete, si tratta del pari diritto di accesso ai canali attraverso cui si esercita il potere.
E a-narchia, non può significare senza “potere”, come ahimè circola in giro. Il potere è il punto.
Esso esiste. Noi stessi siamo una qualche forma di accumulo di potere.
Il processo di accumulazione del potere è un processo che esso stesso genera nuovo potere o nuove possibilità di uso del potere.
Cosa farne, come concretamente usarlo, chi ha concretamente più o meno potere. Sono le domande.
Il potere, è il punto.
Se devo affibbiarmi una ideologia mi affibbio quella di democratico. Come tale, l’idea della democrazia non può che essere federalista. Non tutti i federalismi sono democratici, ma la democrazia se vuole essere tale, deve anche essere federalista. C’è un patto al fondo di ogni democrazia.
Un patto che è esplicitato spesso in forma di statuti, o costituzioni, ma che di fatto dovrebbe essere un patto individualmente ed esplicitamente accettato dai membri della comunità/federazione.
Lo stesso vale per il sovranismo. Si può essere sovranisti senza essere democratici. Ma se sei democratico, non puoi che essere sovranista. Non c’è democrazia senza sovranità.
Ci sono organizzazioni democratiche che sono così? Federaliste e Sovraniste?
Io ne conosco una sola.
Basate su un contratto, esplicito.
Che pratichino la sovranità individuale nel governo della organizzazione stessa, oltre a predicarla nel governo là fuori.
Questo presupporrebbe anche almeno una discussione sulle forme del potere.
Qui dico solo: il potere è uno. Le sue forme molteplici.

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