Io sono un convinto estimatore della logica polivalente. O come si usa dire piu’ di recente, della logica “Fuzzy”.
La logica polivalente, inventata da Lukasiewicz e Tarski insieme al teorema di incompletezza di Goedel sono le cose piu’ belle e illuminanti che mi siano mai capitate di studiare.
Se solo riuscissi(mo) ad averle piu’ presenti anche nei nostri normali ragionamenti (basati spesso su una approssimazione bivalente della realtà) capiremmo molti dei meccanismi che ci spingono in condizioni paradossali o conflittuali.
C’e’ chi si spinge a sostenere che la logica fuzzy oltre ad essere una base per l’intelligenza artificiale molto piu’ efficiente di quella binaria, puo’ rendere proprio conto, non solo dei paradossi del pensiero dicotomico, ma proprio del modo di funzionare del sistema nervoso centrale.
Vi suggerisco di leggere “Il Fuzzy-Pensiero. Teoria ed applicazioni della logica fuzzy.” di Bart Kosko ed.Baldini&Castoldi.
Qualcuno potra’ dire: ma che c’entrano Goedel e Lucasiewicz con la democrazia diretta?
C’entrano. Almeno per me. Mi perdonino le anime di quei pensatori ma ora farò una serie di approssimazioni che alle orecchie dei cultori potranno sembrare orride. Ma mi si consenta…. 🙂
Il teorema di incompletezza di Goedel ci dice che e’ impossibile costruire una teoria completa in sé (dove ogni affermazione deriva logicamente dalle altre) che sia assolutamente coerente.
Anche la piu’ astratta delle teorie deve avere dei postulati, “esterni”, che non possono essere dimostrati all’interno di quella stessa teoria. Se si tenta di eliminare ogni postulato per ricavarlo per deduzione dalle altre affermazioni se ne ottiene una teoria che conterà affermazioni in contraddizione tra loro.
Quindi ogni tentativo di costruire una *teoria* della democrazia diretta (o altro sistema politico o ideologia) che sia coerente in sé (il modello che realizza in maniera totale e perfetta la dd) è destinato al fallimento.
Inoltre questo per me spiega perchè non può che esserci un certo tasso di incoerenza nel sistema democratico, che emerge per esempio quando ci si trova a che fare con qualcuno che democratico non è.
In questo caso, se pretendiamo di essere assolutamente democratici, cerchiamo cioé di non essere mai contraddittori e di far valere la teoria democratica anche per lui in qualsiasi situazione (dando la parola anche a chi la usa per toglierla ad altri, non impedendo nessuna libertà compresa quella di soffocare il diritto altrui o lasciando agire comportamenti violenti e coercitivi ecc.) la teoria cade ugualmente in contraddizione perche’ o la democrazia degenera e si dimostra instabile e quindi irrealizzabile o organizzare una difesa del sistema implica un certo tasso di autocontraddizione, ed è per questo che queste misure estreme (censura, privazione delle libertà, ecc.) vanno comunque prese col massimo della cautela e col minimo di intensità possibile.
Cosi’ l’essere non democratici con gli antidemocratici è una contraddizione inevitabile, ma direi sana. Solo occorre avere coscienza che arrivando a questo estremo si sta giocando col fuoco e quindi le iniziative vanno prese con molta parsimonia e con l’accordo più generale possibile. (Oltre che, come dice Forti, noto preventivamente)
La logica fuzzy ci dice che non esistono affermazioni, che concernano il reale, assolutamente VERE o assolutamente FALSE, ce he piuttosto quelle affermazioni hanno un certo grado di verità e un certo grado di falsità. Questo grado di verità può essere molto alto , tanto da poter usare nella pratica il valore VERO senza troppi problemi, ma, se si vuole essere precisi ,non sarà mai *assolutamente* vero. Ovviamente lo stesso per il valore di falsità.
Questo vuol dire che ogni discussione politica sulla correttezza o meno di certe posizioni o scelte può sempre continuare in eterno poiché ogni interlocutore ha sempre la possibilita’ di mettere in rilievo la parte di verità o falsità che interessa, e che pretendere di dire qualche cosa che sia veramente inoppugnabile è sempre velleitario.
Come corollario ne discende la razionalità dell’atteggimento di consistente tolleranza verso le posizioni diverse dalle nostre anche quando riteniamo esse siano ad alto grado di verità.
Inoltre non esistendo verità assolute ne deriva la razionalità della democrazia stessa come sistema di governo, che rinunciando al criterio assoluto (fallace) si affida all’insieme dei criteri relativi dettati dai giudizi dei singoli individui determinando un grado relativo di verità o di “giustezza” delle scelte.
Infine dall’incompletezza e dalla polivalenza deriva che, mentre è impossibile la coerenza assoluta ed inoppugnabile della dd, e invece sempre possibile lavorare alla riduzione dei livelli di incoerenza interni.
Scusate gli sproloqui e che Goedel e Lukasiewicz abbiano pietà di me.
(*)Da un post inviato sulla mailing list listadd il 10/02/2000