Circa una settimana fa, imbocco la Cristoforo Colombo da Ostia verso Roma. Vedo tutta una serie di nuovi cartelli stradali ricoperti da plastica nera ma che si capisce saranno cartelli di limiti di velocità.
Chi non è di Roma e dintorni, sappia che la “via” Cristoforo Colombo è una arteria di collegamento tra Roma e Ostia che va dall’EUR a Ostia con alcune leggere curve iniziali, poi praticamente sempre diritta.
Ha 8, (dicasi OTTO) corsie di marcia suddivise in tre carreggiate. Una centrale (4 corsie centrali, due per ogni verso) e due laterali (con una corsia per ogni verso). La carreggiata centrale e tutta completamente separata dalle corsie laterali da un gard-rail continuo.
Non esistono immissioni laterali a raso, se non in due punti (dalle laterali alla centrale e viceversa) e lungo il percorso di circa 14 km (eur escluso) ci sono alcuni incroci semaforici, ottimamente segnalati e visibili dall’orizzonte. A parte i radi semafori, tracciato e dimensioni sono quelle tipiche di una autostrada o superstrada.
Due giorni fa ripasso da questa “via” e scopro che il limite è di 50 Km/h.
Ora, è vero che il percorso è tutto entro l’area urbana di Roma (che per altro è il comune che è noto avere l’estensione di territorio pari a quello delle altre prime sette città italiane – comprendendo anche aree paesaggistiche e alcuni parchi e riserve naturali), ma il suo percorso, nell’area di cui parlo si svolge praticamente in campagna, pochissimo popolata ai suoi bordi.
Per altro, la stessa autostrada Roma-Fiumicino, è tutta in territorio comunale (con limite di 100 km/h). E cosa ancora più curiosa, la Via del Mare e la Via Ostiense hanno invece un limite che in molti tratti è di 70 kmh! Anche esse collegano Roma a Ostia, praticamente parallele alla Colombo, ma più strette, con molte più periclose immissioni a raso, in una area a più alta densità abitativa, e con un percoso complessivamente molto più pericoloso relativamente alla Colombo.
Invece la Colombo no. TUTTA a 50 km h!
Allora io mi chiedo: QUALE è LO SCOPO DI QUESTO LIMITE A 50 KM orari? L’unico che riesco a vedere è quello di raccogliere soldi dalle multe. Una specie di ipocrita tassa aggiuntiva silente.
Ma se gli assessori e gli ingegneri (che Dio li strafulmini) del comune di Roma, che hanno voluto e predisposto questo, conoscessero un minimo di scienza della sicurezza stradale(*), dovrebbero sapere che in realtà questa forma di limitazione della velocità, come tutte le indicazioni in palese contrasto con le reali possibilità ed esigenze del percorso, sono un fattore che INCREMENTA il rischio di incidenti stradali.
Lo incrementano nello specifico, e spiegherò dopo il perchè. E lo incrementano in generale, perchè danno un messaggio fortemente diseducativo rispetto alla necessità e razionalità della segnaletica in generale. Queste cose chi studia la sicurezza stradale e la psicologia della sicurezza stradale le sa. Sono cognizioni di base, bellamente trascurate in questo caso.
Ora, avendo anche io subito questa tassazione, già in altre occasioni, mi sono imposto di andare a non più di 50 km orari. Per tutto il percorso.
Ero il solo a farlo. Ovviamente. Era quasi impossibile andare a 50 km orari su questa larga strada rettilinea con visibilità oceanica. E di fatto ero un pericolo per gli altri, i quali pur guidando a velocità ragionevoli trovavano in me soltanto un intralcio. Poichè la mia velocità non era adeguata alle condizioni generali del traffico e obbligavo gli altri a frenare trovando loro un veicolo che senza apparente ragione si muoveva così lentamente. E obbligando tutti al sorpasso con i rischi dovuti al precdente abbassamento di velocità in confronto agli altri che provenivano da più lontano, ecc. Per non dire di quelli che in questi casi ancora più si sentono autorizzati a trascurare questo limite imbecille e semplicemente quindi se ne fregano e vanno ben oltre i 100 kmh come se non ci fossero limti tout-court (per altro la strada lo consente effettivamente. Nonostante ciò ho insistito e ho resistito al ragionevole istinto di adeguare la mia velocità alle condizioni del traffico e della strada (come per altro recita il Codice della Strada, in contrasto quindi con le indicazioni di limiti imposti alla Colombo). Sono stati 20 minuti di guida nell’incubo. E mi sono preso i sacrosanti accidenti di moltissimi automobilisti.
Anche al ritorno, ancora ho rispettato i limiti allo spasimo, ancora più nervosamente, e la cosa ridicola è che a un certo punto sono stato raggiunto da un auto dei vigili urbani, che si è messa a seguirmi, come insospettita dal mio “strano” comportamento (rispettavo il limiti ed ero l’unico a farlo). Per circa un chilometro mi ha seguito e credo che abbiano anche controllato in rete se il mio veicolo era assicurato e in regola. Poi dopo circa un paio di chilometri, mi hano superato e si sono allontanati, anche loro a molto più di 50 km h. E i vigili mi hanno guardato con una aria interrogativa e di disapprovazione.
In conclusione vorrei dire solo ad assessori e ingegneri che il gioco a raccogliere soldi imponendo limiti irragionevoli.
aumenta in realtà i rischi per la sicurezza e l’incolumità di chi guida. Gli epiteti (benchè sacrosanti) li ho cancellati.
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* Io mi sono occupato di sicurezza stradale fino alle soglie del 2000. Nel silenzio e disinteresse generale di tutti gli organismi italiani. Poi ci fu una fiammata di interesse per via di una normativa che sembrava ventilare la richiesta di test psicologici da sottoporre agli automobilisti per superare gli esami di guida. Improvvisamente spuntarono come funghi gli psicologi esperti. Tranne poi sparire altrettanto rapidamente quando non se ne fece più niente. Digustato definitivamente ho mollato il campo.
L’Italia è l’unico paese europeo che non ha un ente che si occupa specificatamente di ricerca della sicurezza stradale. Nè dal punto di vista delle condizioni delle strade. Né, ancor meno, dal punto di vista dei comportamenti di guida. TUTTI riconoscono che il comportamento del conducente è il fattore principale connesso alla sicurezza stradale. Ma quasi nessuno studia seriamente questo e certamente nessun ente specifico se ne occupa (in Italia). In Francia, per esempio L’INRETS ha circa 500 ricercatori che si occupano di questo. Ricordo come una specie di sogno i congressi internazionali sulla sicurezza stradale, in cui io ero il SOLO rappresentante italiano (che era lì a proprie spese). Il resto è noia.