La democrazia perfetta non esiste.
Se questa è una affermazione binaria allora essa è vera.
Se invece è un affermazione fuzzy, allora si colloca all’estremo del continuum falso-vero.
Nel secondo caso, che è quello che possiamo utilizzare meglio per rappresentare la realtà (la realtà non è binaria, ma fuzzy [nota1]), la democrazia nelle sue applicazioni reali non può essere quindi che una direzione da seguire. Un asintoto cui tendere. Come corollario è possibile avere più o meno democrazia in un sistema. Ed è sempre possibile pensare a un sistema migliore di democrazia.
Quindi si potrebbe pensare che le rivoluzioni per “raggiungere la democrazia”, “instaurare la democrazia” potrebbero essere viste come solo delle accelerazioni del processo di miglioramento della situazione politica riguardo alla precedente implementazione di democrazia, e quindi forse anche non necessarie come concetto invece di rottura traumatica del precedente al conseguente sistema politico.
E in generale ritengo sia proprio così.
Ma a partire da una condizione minima.
La democrazia ha un minimo, sotto al quale non si può parlare più di sistema democratico e quindi di un suo possibile miglioramento con gli stessi strumenti democratici esistenti. Senza questo minimo occorre invece un atto fondativo, che può anche essere propiziato da circostanze favorevoli e quindi anche non necessariamente violento o fortemente traumatico, ma che per il suo valore di rottura col passato è rivoluzionario.
Questo minimo in democrazia si chiama referendum deliberativo di iniziativa popolare.
Cioè la possibilità per il popolo di FARE nuove leggi, e non solo di CANCELLARE leggi in vigore.
Il popolo deve avere ALMENO UNA possibilità di decidere le regole democratiche su sua iniziativa.
Senza di questo un sistema non può dirsi veramente democratico.
Per questo la nostra Costituzione non può dirsi democratica a pieno titolo.
Gli istituti di democrazia diretta previsti nelle prime stesure della Carta Costituzionale, furono cancellati o deformati dal pensiero totalizzante ed elitario (se non proprio totalitario) degli allora stalinisti e con l’accettazione, forse un poco ipocrita, dei popolari cristiano democratici e per lo meno la sottovalutazione degli altri, azionisti in primis.
In ogni caso si stabili con quello il concetto di primazia del parlamento su quello del popolo stesso, una volta che il popolo avesse espresso il suo parlamento. Assomiglia all’elezione di principi elettivi, di sostituti del popolo più che di suoi rappresentanti. In quanto tali essi dovrebbero essere sempre soggetti alla sua volontà. Non solo alla scadenza del mandato!
Questo in democrazia.
Per questo l’iniziativa quorum zero più democrazia colma più di una semplice lacuna. Si tratta di una iniziativa che completa il processo di costruzione, rimasto ancora incompiuto, della nostra democrazia. Per poterci dire finalmente: l’Italia è una democrazia.
Allora potremo cominciare ad avere qualche speranza di darci regole e governanti che lavorino per il bene comune, sotto l’occhio vigile e non più impotente del popolo.
http://www.quorumzeropiudemocrazia.it/
Note:
1) Si, lo so, è una affermazione enfatica e non giustificata o motivata, ma in questo contesto non è fondamentale essere d’accordo con me su quella.
In Trentino stiamo raccogliendo le firme su questo disegno di legge di iniziativa popolare, cosa ne pensa?
http://piudemocraziaintrentino.org/legge-2/
Ne penso tutto il bene possibile. Anche se non la conosco- 🙂
D’altronde io sono uno dei firmatari proponenti questa sul quorum zero e la democrazia diretta in Italia:
https://www.facebook.com/home.php?sk=group_116774758409798