Diario elettorale. 29/01/2013. Pomeriggio.
Oggi giornata abbastanza pesante. Prima al lavoro. Molto arretrato per via dei tre giorni di ferie presi per la campagna di raccolta firme e certificati. Poi tensioni varie. Quando due persone che stimi entrambe entrano in conflitto e non sai come sciogliere il nodo, ti senti impotente. E triste. Comunque alle 15 e 30 avevo un intervista al corriere. Cerco di concentrarmi su quella. Cavolo avevo dimenticato le spillette col simbolo! E ora ce mi metto? Paranoia. Poi alla fine le trovo. Nel frattempo ho ordinato degli adesivi grandi col simbolo, in perfetto stile fai da te, così da non trovarmi senza nei prossimi giorni. Ma arriveranno domani.
Ho messo la cravatta, cosa che non amo perchè “fa serietà e affidabilità”. Anche se mi pare una palla. Però siccome molti, anche dei meno sospetti di conformismo, me l’hanno consigliato, ho abbozzato. Ma, dentro di me, temo che piuttosto mascheri un pò il messaggio di diversità che vorrei dare.
In piazza Venezia cerco posteggio, alla fine chiedo a un vigile: “scusi dove posso parcheggiare in questa zona?” soprendentemente gentilissimo mi risponde che, se non devo stare molto, posso lasciare l’auto anche nella zona riservata sotto la sede della provincia che oggi non c’è consiglio. Trovo un buco e vado.
Mi accoglie gentilmente Carlotta De Leo e mi introduce nella stanza delle riprese. La poltroncina è compressa tra pannelli riflettenti ravvicinati e luci fortissime. Più che una situazione di intervista, mi sembra un seggio da interrogatorio. Mi vogliono fare delle foto. “si metta qui”, “guardi lì”, “no no da quella parte, e tenga le braccie conserte”.(!).. obbedisco , ma non mi piace. L’impressione di essere ingabbiato aumenta. Mi chiedono di essere sintetico che alla fine dovrà risultare di due minuti e quindi se poi loro devono decidere dove tagliare c’è rischio che taglino cose importanti per me. De Leo mi dice che prima devo fare un piccola presentazione. poi mi faranno le domande su questo, e quello. Mi siedo ed eccole domande: “Quali sono i punti principali del programma?” la cosa procede senza sbalzi, cerco di essere sintetico, ma mi accordo che sto facendo il loro gioco. Tutto è predisposto in modo usuale. Sembra proprio un teatrino. E io mi sento relegato al ruolo che ci si aspetta da me. Intendiamoci, sono tutti carini (giornalista, operatore, tecnici…), ma non si accorgono che impostate così le interviste stanno facendo il gioco della omologazione al sistema. I candidati vengono “incorniciati” nello stesso contesto, magari anche per esigenze di formato telelvisivo ma così alla fine di anche le idee nuove , passeranno in secondo piano, come se fossero i soliti discorsi elettorali che appunto fanno tutti). Due minuti sono pochi e cerco di fare il mio meglio. Ma non mi darei più di un 6- di incoraggiamento.
Stasera vado da T9 cercherò di fare meglio.