Questo è un estratto di un articolo di Giandomenico Picco, pubblicato sulla rivista del SISDE – Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica, Per Aspera ad Veritatem N.23 maggio-agosto 2002.
Benchè datato 2002, non solo mostra tutta la sua attualità, ma direi che c’e’ da riflettere. E forse anche da imparare.
Il pezzo intitolato: “Questioni della globalizzazione e governance internazionale”, analizza i processi della globalizzazione legandoli ai processi di trasformazione della governance e della stessa struttura della istituzioni democratiche rilevando l’emergere della tendenza alla democrazia diretta. Il pezzo è descrittivo e non si pone nè pro nè contro. Solo rileva che è qualcosa con cui bisognerà sempre più fare i conti.
Buona lettura….
Chi sono questi individui che fanno parte ormai di quella categoria definita attori non istituzionali delle relazioni internazionali? Non sono certo eletti né devono rispondere ad alcuno delle loro azioni politiche. Sono parte di quello stesso gruppo di elettori che ancora si fanno rappresentare dai parlamenti nel sistema classico della democrazia che noi conosciamo ma che hanno scoperto di avere anche altri strumenti per fare sentire la propria voce, per agire in prima persona, insomma, perfare a meno della intermediazione del potere. Un discorso simile si potrebbe fare per i media.
Non sono quindi necessariamente ostili alla democrazia indiretta e rappresentativa, la considerano, di fatto, o insufficiente o migliorabile da azioni di democrazia diretta.Forse nessuno di costoro si rende conto di avere contribuito alla prima grande sfida alla democrazia indiretta su molti fronti. Forse non sono neppure consapevoli di fare della “democrazia diretta” e, forse, è vero, non la fanno, ma pare proprio che qualcuno abbia cominciato a battere alla porta della democrazia rappresentativa come noi oggi la conosciamo, e potrebbe essere proprio la democrazia diretta.
Con l’indebolimento dello Stato nazione si è verificato un graduale aumento di forme di attività da parte di attori non ufficiali della scena nazionale e internazionale. Lo Stato si è indebolito non necessariamente perché ha commesso errori ma principalmente perché nuovi strumenti sono stati messi a disposizione dell’individuo per interagire e influenzare il sociale e il politico che fino a pochi anni fa non erano disponibili. L’intermediazione del potere era una necessità se non altro perché ilnumero degli abitanti di una nazione richiedeva la rappresentatività. Le distanze, le informazioni, l’accesso erano solo di pochi. Con l’espandersi di tutto ciò la necessità della intermediazione va diminuendo. In altre parole la globalizzazione ha permesso a molti di acquisire un certo potere non attraverso le elezioni e la violenza delle armi ma attraverso metodi ritenuti legali e corretti dalla società stessa; di più, attraverso strumenti che la crescita economica mette adisposizione di un numero sempre maggiore di persone.
Conosciamo democrazia senza intermediazione, cioè democrazia diretta, solo in teoria o nell’ambito di manifestazioni “micro”; se dovesseespandersi a dismisura, sapremmo gestirla? O saremmo sopraffatti dall’anarchia? Immagino che fra vent’anni i Parlamenti di mezzo mondo avranno un significato ed un ruolo molto diverso da quello di oggi. Quali forme di intermediazione di potere saranno rimaste e quali altre saranno scomparse?
Questo indebolimento della nazione Stato ha avuto una frenata brusca lo scorso anno. Per i difensori ad oltranza del concetto classico di nazione-Stato, per coloro che guardavano con timore alla dispersione del potere, conseguenza di un mondo con frontiere di tutti i tipi sempre meno consistenti, per chi guardava all’espandersi sia verticale che orizzontale della democrazia, Usama Bin Laden ha rappresentato un sospiro di sollievo. Di colpo il processo di indebolimento della nazione-Stato pareva si fosse fermato. Bin Laden ha dato un grossa spinta a chi crede nello Stato forte e, al limite estremo, di polizia. E a buona ragione: il terrorismo in generale può solo essere combattuto dallo Stato-nazione e dalle sue strutture e la sicurezza fisica degli individui di uno Stato è prerogativa dello Stato, così come l’uso legittimo della forza fa parte dei suoi strumenti. Ma il terrorismo di Al Qaeda è qualcosa di più: atti terroristici come strumento per raggiungere un fine non sono certo nuovi; il terrorismo come tattica cioè è un fenomeno ben conosciuto. Molto meno frequente, fino ad oggi, è stato l’uso del terrorismo come strategia: quello di Al Qaeda è tale. Ha degli scopi molto vaghi, quindi imprecisi, irraggiungibili: rappresenta il terrorismo della guerra perpetua o, se si vuole, il tentativo di innescare una guerra tra civiltà, o almeno tra occidente e mondo islamico, o almeno tra Stati Uniti e mondo arabo. La reazione a questo terrorismo non solo internazionale ma strategico, senza fine prevedibile, è stato il ricompattamento dello Stato-nazione e una nuova ondata di fiducia e mandato da parte dei cittadini a questo Stato rinforzato.
Contraddittoriamente Al Qaeda è frutto della globalizzazionema ha generato l’effetto opposto. Per dirla in modo più pratico: ha rafforzato, non indebolito, gli Stati Uniti come cercherò di delineare più oltre. Il terrorismo come strategia meglio avrebbe fatto ad autodefinirsi”tattico”: ma la generalità ed enormità dei suoi obiettivi lo rende limpidamente strategico. Inoltre, il terrorismo strategico di Al Qaeda non esiste senza un nemico. Se Bin Laden non avesse un nemico, egli e la sua struttura non esisterebbero. Non hanno altro da offrire se non il nemico e per questo il nemico deve esistere per sempre poiché solo la guerra eterna mantiene in vita la struttura, sia a livello ideologico che organizzativo….
L’intero articolo lo trovate a http://www.sisde.it/sito/Rivista23.nsf/ServNavig/6
pero’, quelli del sisde hanno una visione corretta sulla democrazia diretta che sfondera’ i portoni di una democrazia rappresentativa, infatti tutto quello che sta avvenendo dimostra che la DR e’ alla frutta, PD sempre piu’ uguale al PDL, o aggiungeranno una L al primo o la toglieranno al secondo per instaurare la dittatura a partito unico, sara’ la fine della DR.
la democrazia diretta ci verra’ servita sul piatto d’argento proprio da chi la teme, essendo incapaci oggi di ottenere quel consenso ottenuto nel passato che oggi non passa piu’ grazie alle tecnologie che vogliono sopprimere, essendo queste oggi il miglior sistema di dialogo popolare e strumento per smascherare le vere intenzioni del potere democratico rappresentativo.
per quanto riguarda il terrorismo vorrei dire: NO Comment!! ma non resisto:
il sisde dice di al quaeda e mister bin, bla bla, al quaeda non e’ un frutto di un’islamismo deviato ma e’ il frutto pianificato da decenni dai servizi segreti amerikani, sostenere la farsa e darne una visione del genere e’ prerogativa da servizi segreti che devono avere il nemico per esistere, al quaeda con il giretto di parole ne e’ il falso responsabile.
al quaeda e’ la CIA.
Beh. che vuoi, quella è la rivista del Sisde. Noi siamo poco più di una colonia americana. Però l’articolista e, credo, consulente (Picco), è almeno onesto intellettualmente nel rilevare l’oggettivo valore conservativo che ha avuto l’11 settembre. Non vorrai mica che dicano loro che l’attentato l’ha organizzato la CIA & c.? E considera che l’articolo è appena degli inizi del 2002 e l’Iran non era stato ancora “democratizzato”.
Come abbiamo potuto lasciare il governo a questa gente, che ci tratta semplicemente come un grege da pascolare e da mungere