Leggendo i messaggi di Bonacchi e di Forti ho deciso di cancellare un mio precedente post di risposta specifico e invece di tentare di dare una risposta se possibile piu’ sintetica ed organica. In specie sul Concetto di Rappresentanza.
Non e’ affatto vero che la DD esclude il concetto di rappresentanza. Almeno nella mia visione, e devo dire anche nella visione internazionale prevalente di cosa sia o possa essere la DD. Diciamo che questo è per lo meno argomento di discussione nel movimento.
Alcuni , che per comodità definisco “puristi”, sostengono che la delega, mentre puo’ essere inevitabile a livello esecutivo, a livellolegislativo deve essere evitata. Questo non significa che ogni cittadino è obbligato a partecipare votando su tutto; la loro idea è che quelli interessati ad una determinata questione saranno naturalmente spinti a partecipare e quelli che invece sono indifferenti all’argomento non parteciperanno. Di volta in volta il “corpo elettorale” si seleziona automaticamente sulla base dell’interesse.
L’argomento principale dei “puristi” è che la delega di per sé genera il terreno favorevole alla corruzione ed alla ricreazione di una classe politica “specialistica” separata dal popolo e probabilmenterimetterebbe in moto tutti i meccanismi di ricerca del potere noti alla DR.
La questione è allora che cosa può fare uno che pur interessato non possa, per ragioni di salute o di lavoro o insomma per una qualche impossibilità, partecipare alla decisione (non solo alla votazione, ma anche alla discussione, elaborazione ecc.). La risposta, è stata che allora siì, una delega è possibile, purché sotto il pieno controllo del delegante ed in numero estremamente limitato; al limite consentendo la rappresentanza di una sola o comunque pochissime deleghe.
Quindi in definitiva la rappresentanza è ammessa anche dai “puristi”, necessariamente per i compiti esecutivi, e, in forma molto limitata, per i compiti decisionali.
All’altro estremo si collocano quelli che io chiamo “correttivisti”. Questi DD sostengono che ciò che va fatto è introdurre nel sistema DR dei correttivi che pur non alterando la struttura del sistema consenta al popolo di riapproriarsi, quando necessario, dei suoi poteri attraverso gli istituti del referendum di iniziativa e revisione. Insomma per questi il sistema della rappresentanza va benissimo, come norma, ma quello che non va è che il popolo non possa, quando vuole, dire la sua bypassando la rappresentanza stessa. E’ questa impossibilità che vanifica il principio che la sorgente del potere democratico è il popolo e che quindi è il popolo che deve avere l’ultima parola.
Direi che questa posizione somiglia molto a quella enunciata da Bonacchi con l'”enzima”: “la quantità di potere che gli elettori conferiscono ai propri rappresentanti è sempre inferiore a quella che collettivamente riservano per sé”.
Tra le due posizioni di cui sopra, si colloca la mia. Che definirei come la posizione “possibilista” (o “flessibilista” tanto per continuare con gli “ismi”). Io ritengo che il sistema DD dovrebbe essere sufficientemente flessibile da consentire, a chi vuole, di occuparsi direttamente degli aspetti legislativi.
Nello stesso tempo, la delega della propria volontà, nella mia visione, è un *diritto*. Non solo nel caso di impossibilita’, ma anche nel caso in cui io semplicemente preferisca così. E’ lasciata all’intelligenza dei singoli cittadini la possibilità di usare questo diritto. Ciò che conta (ed è fondamentale) è che questa delega sia revocabile in ogni momento.
In altre parole nella mia visione delega e diritto di partecipare direttamente possono coesistere. Il cittadino può delegare la propria fettina di potere democratico (in parte o tutta, e questo è un altro concetto per me importante, ma che non tratterò qua) e riprendersela in ogni momento senza bisogno di speciali procedure come quelle previste nel caso di referendum. Forse non tutti vorranno valersi sempre del diritto di partecipare direttamente, ma se anche un solo cittadino lo vuole fare ha il diritto di farlo. Tutto ciò che tecnicamente è possibile fare per realizzare questi principi occorre farlo.
Può tecnicamente realizzarsi questo? Sì, e abbastanza semplicemente. Non scendo nei particolari (a disposizione per questo), ma ve lo descrivo rapidamente. Ovviamente un tale sistema può realizzarsi solo con l’uso della telematica e dell’informatica, ma non più complessa da usare di quella che utilizziamo per il bancomat. Anzi questo sistema l’ho proprio chiamato Votomat.
Ogni cittadino avrebbe una sua scheda “votomat”. Attraverso l’uso di terminali di una rete dedicata (come per il bancomat o il lottomat o iltotomat ecc..) il cittadino puo’ consultare l’elenco delle proposte dilegge da votare e votare direttamente. Oppure puo’ attraverso lo stesso sistema delegare a qualcun altro parte o tutti i suoi poteri. In questo caso sceglierebbe da un menu che elenca i candidati disponibili quello cui delega. Ogni delegato avrebbe un suo “monte deleghe” e quando il delegato esprime il suo voto conterebbe per quante deleghe possiede in quel momento. Attraverso lo stesso sistema il cittadino potrebbe controllare come ilsuo delegato ha votato su specifiche leggi, magari quelle di suo maggiore interesse. (Questo presuppone che il voto delegato sia sempre palese). Attraverso lo stesso sistema il cittadino puo’ in ogni momento revocare la sua delega e darla a qualcun altro o semplicemente riprendersi il suo diritto e partecipare direttamente.
Tutto questo dovrebbe essere associato ad alcune caratteristiche generali del sistema istituzionale che, d’altra parte, tutti i DD richiedono e cioe’, in sintesi: la massima accessibilita’ e trasparenza delle informazioni relative alla cosa pubblica, con l’uso delle reti tv, delle reti internet, di tutti i possibili media e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Il parlamento assumerebbe la funzione di luogo in cui gli esperti (scelti sempre direttamente con gli stessi principi) discutono, appunto “parlano”, delle leggi e delle attivita’ di governo.
A questo punto dovrei fare un lungo discorso anche sul diritto di espressione diretta della parola, il diritto di proposizione, cosi’ come sul diritto ad autocandidarsi ai compiti esecutivi ecc. Ma per ora ve lo risparmio dicendovi solo che il principio della flessibilita’ e della ricerca della possibilita’ di espressione diretta della propria fettina di potere lo applico anche a questi altri diritti democratici.
La posizione dei “correttivisti” e’ vista dai “puristi” e dai “possibilisti” come uno stadio, un passo importante verso un sistema DD, su cui tutti i DD quindi trovano unita’. Nel momento in cui ci fosse quella possibilita’ di intervenire direttamente sull’assetto istituzionale, probabimente le strade tra i DD si dividerebbero, ma per ora, quello e’ un obbiettivo su cui tutti concordiamo.
Saluti corDDiali.Pino Strano.
Tratto a un post sulla mailing lisr listadd scritto il 19/8/2000