A parte l’enorme stupidaggine dello slogan <Roma ladrona> esiste un problema reale: roma comune o roma capitale.
E’ come dire: città tra le città con pari dignità, o capitale, cioè per definizione città più importante delle altre.
Tutto dipende da come misuri l’importanza.
Per certi versi potrebbe anche essere inevitabile e, in fondo logico che lo sia. Dico la capitale. Più importante delle altre perchè luogo deputato alle riunioni fisiche dei rappresentanti del popolo. E altri annessi e connessi. Ma per definizione, appunto. Non per diritto divino. Per scelta, inevitabilmente arbitraria. In democrazia anche la capitale potrebbe essere oggetto di decisione democratica. Come qualsiasi altra decisione in merito alle regole generali (diciamo costituzionali), e particolari di “governo”.
E tuttavia il concetto di capitale è verticistico.
Sembrerebbe.
Ma è veramente così?
Direi tendenzialmente si.
Pure con le dovute accortezze di non considerare un albero logico a sviluppo verticale convergente indebitamente pregno della qualità piramidale, la concentrazione di potere è sempre qualcosa da trattare con le molle.
Anche se la concentrazione di potere non è un male in sè. Ciascuno di noi di fatto è un punto di accumulazione di potere. Se non lo fosse non esisterebbe. E’ la concentrazione del potere di tutti nelle mani di pochi, il problema.
Ci sono molte forme di potere. Il potere politico, in democrazia, non dovrebbe essere concentrato nelle mani di pochi, ma in certi momenti e per certi scopi può anche concentrarsi in qualche parte dello spazio tempo. Anche alla portata di un solo individuo. Finchè in qualche modo però resta sotto il controllo decisivo di tutti. Solo così si può ancora parlare di democrazia.
Nello specifico. per me. pragmaticamente, una capitale ci deve essere e Roma mi sta bene come Capitale. Chi non gradisce questo proceda a indire un referendum per stabilire un altra capitale dello stato italiano.
Non si può? Non esiste il referendum deliberativo di leggi costituzionali? Dico la possibilità di fare leggi su iniziativa del popolo e decise dal popolo.
Forse allora è questo il vero problema.
Allora chi vuole la Padania, potrebbe anche chiederla, e, per me certamente, conseguentemente perdere il referendum e così smetterla di rompere con false soluzioni a problemi veri ma travisati.
Quando anche attraverso il centralismo della Lega si ottenesse la secessione della Padania, si sarebbe solo trasferito il centralismo di Roma e dell’Italia unita nei centralismi dell’Italia divisa. Forse se tornassimo all’età dei comuni, al centralismo comunale, questo potrebbe somigliare a un avvicinamento al popolo del governo. Solo in questo caso direi estremo (un italia che passa dall’essere stato unitario a federazione di stati città) posso ipotizzare un qualche miglioramento della situazione col centralismo cittadino in confronto ai danni fatti dal centralismo statale. Ma non è certo il migliore dei mondi istituzionali possibili. E soprattutto irrealistico (nella sua forma di città-nazione). Quindi un livello superiore, anzi più livelli superiori sono inevitabili. E a ben guardare possono anche essercene di utili.
Ragione per cui il meccansimo secessivo, di per sè, è piuttosto scollegato dalla soluzione del problema della gestione del potere e del controllo del potere inevitabilmente concentrato.
La vera soluzione sta nel pieno dispiegarsi della democrazia (diretta) che si misurerà con la capacità di trovare metodi che consentano a ogni membro del popolo di esercitare la propria porzione di sovranità su quel potere concentrato. Ogni sistema che si dice democratico deve confrontarsi con questo problema.
La possibilità di esercitare il diritto al referendum deliberativo è il minimo che un popolo deve avere in una democrazia. La differenza tra essere sudditi e essere sovrani.