Feb 232013
 

L’ottimo Byoblu, pubblica un post di Fabrizio Li Vigni di analisi critica delle critiche fatte al M5S; chi vuole se lo legga pure tutto qui.

A me colpisce soprattutto la “quarta” critica che riporto in coda integralmente perché è un bel campionario di sofismi.

Cosa dice l’autore in questa difesa critica di Grillo, che di ‘critica’ ha solo la riproposizione del termine per una dozzina di volte. Esaminiamolo bene.

L’autore fa riferimento al caso Tavolazzi e Favia introducendolo con un “SE”. “Se si riferisce al caso Tavolazzi….ecc” Poi dimentica di descrivere le altre possibilità nel caso non ci si riferisca a quel “SE”.. No, caro Fabrizio Li Vigni, non ci si riferisce al solo caso Tavolazzi & c. E dove stanno, quindi, le altre tue risposte? Non ci stanno. Su questo la analisi “critica” si riduce al SOLO caso Tavolazzi & c.
Invece, tra le altre cose:
– Ci si riferisce anche alle numerose cancellazioni in più occasioni nel tempo dei risultati delle prima sbandierate opportunità per i grillini di definire gli obbiettivi politici via web e poi invece, appunto, cancellate d’imperio da Grillo-Casaleggio. Firenze, Milano ecc. insegnano.
– Ci si riferisce al fatto che anche la regola del non presentarsi in tv, come altre, è stata definita solo da lui e quindi comunicata al volgo.
– Ci si riferisce a tutto il NON-statuto chè stato definito solo da lui, e nessuno sa come e, soprattutto, se questo statuto possa essere modificato. Anzi si sa. Solo lui può modificarlo.
– Ci si riferisce al fatto che il simbolo del Movimento appartiene solo a Grillo-Casaleggio e i membri non hanno alcun potere decisionale circa il suo uso o non uso.
-Ci si riferisce al fatto che anche nel caso dell’espulsione di Tavolazzi & c. solo lui ha deciso questo e nessuna consultazione c’è stata tra i membri del M5S.

Il massimo dello strabismo si raggiunge quando scrive che “Da che mondo è mondo, poi, la democrazia non è l’anarchia, ma è lo stabilimento (collegiale o meno) di una serie di regole.”

Ma che dici?
Allora non avrebbe alcuna importanza che TIPO di regole stabilisci??
Questo non è strabismo: è cecità.
Se la regola fosse: “art.1 Il capo ha ragione. art.2 Il capo ha sempre ragione. art.3: Nel lontano caso in cui il capo non avesse ragione entrano in vigore immediatamente l’art. 1 e l’art.2”. Ti sembra che questa sarebbe una regola democratica? QUALI REGOLE costruisci ha MOLTA importanza.
In democrazia la PRIMA regola è che la sovranità appartiene al popolo. Solo in questo caso si può parlare di democrazia e di “uno vale uno”. Ti sembra questo il caso di Grillo-Casaleggio-M5S???

Poi ammette: “Si può contestare certo che quelle regole siano state scelte da due sole persone, ma vien da dire: primo, senza un progenitore non c’è un figlio;”
Ma che graziosa metafora degna del miglior De Lapalisse. Il punto è: che tipo di genitore sei e che tipo di figlio vuoi! Un genitore che vuole un figlio democratico non lavora per costruire una specie di dittatura. Ma costruisce regole che permettano la vita della democrazia, non il suo soffocamento.
E’ vero. SE non c’è democrazia non la puoi costruire con un metodo che sia pienamente e formalmente democratico. E’ ovvio. Se inizialmente non hai democrazia devi basarti su qualcos’altro.
Ma non sarebbe stato meglio usare un metodo comunque collegiale? Anzi, inizialmente, ERA così! Poi solo il leader (illuminato?) ha deciso.
E tuttavia un leader che lavora per la democrazia diretta, non lavora per rendersi padrone unico e indispensabile, ma lavora piuttosto per rendersi inutile. E’ questo, che soprattutto mi preoccupa.

E infine scrive: “secondo, a chi non sta bene che il M5S sia stato creato da Grillo e Casaleggio, non rimane che crearsi il proprio movimento o semplicemente non partecipare a questo.”
No, caro Li Vigni. Non è quello che non sta bene.
Intanto non è vero che sia stato creato da loro. Anzi prima, Grillo ripeteva all’infinito che il movimento era stato creato dai cittadini. Con lui come riferimento, ma non da lui. All’inizio ogni meetup era creato, da singoli cittadini che, a proprio pagamento aprivano uno spazio ‘fan’ di beppe grillo. E non è che un fan club appartiene all’oggetto del fanatismo. Lui era il leader carismatico. Vero, senza di lui non ci sarebbe stato. Ma non l’ha creato lui.
Lui (con Casaleggio) ha piano piano trasformato il ruolo di leader carismatico nel ruolo di padre padrone del movimento. Poi, certo, se a uno non piaceva poteva sempre andarsene.
Questa sarebbe l’opzione democratica: o accetti i dikat o puoi sempre andartene. Fantastico. Meno male, grazie che posso.
E infatti io me ne sono andato (già nel lontano 2009). Ma, a casa mia, in un movimento dove “uno vale uno”, se c’è qualcosa che non mi piace, prima posso discuterne, proporre soluzioni diverse, votare e poi, se la maggioranza decide in maniera per me proprio inaccettabile, allora me ne vado.
Dove sta questo nel M5S??

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Estratto dall’articolo in questione:

Quarta critica: il M5S è gestito da Grillo e Casaleggio e la tanto sbandierata democrazia dell’“uno vale uno” non è reale.

Se ci si riferisce al caso di Giovanni Favia e Valentino Tavolazzi, bisogna riflettere su un’ovvietà che in pochissimi hanno rilevato. Se io mi iscrivo a un movimento, un gruppo o un’associazione, diciamo Greenpeace, ne sottoscrivo lo statuto. Quest’ultimo contiene delle regole. Se non le rispetto, o vengo trovato ad appiccare fuoco alle foreste, vengo espulso. È una questione di rispetto nei confronti di coloro che restano: se mi mantenesse dentro, Greenpeace ci perderebbe in termini di credibilità vis-à-vis degli altri membri. Da che mondo è mondo, poi, la democrazia non è l’anarchia, ma è lo stabilimento (collegiale o meno) di una serie di regole. Tavolazzi e Favia volevano estendere il tetto massimo di due legislature posto da Grillo e Casaleggio (infatti Favia, giunto a due legislature, si sta ricandidando per la terza con Rivoluzione Civile). Espellerli perché non condividono questo precetto essenziale non è anti-democratico, significa evitare che il M5S si perverta e diventi qualcosa d’altro. Se i due attivisti “eretici” fossero riusciti nel loro intento, avrei votato altrimenti. secondo, a chi non sta bene che il M5S sia stato creato da Grillo e Casaleggio, non rimane che crearsi il proprio movimento o semplicemente non partecipare a questo.

Set 232005
 

Non so se sono capace di dire quello che voglio dire senza urtare la suscettibilità di quelli che scrivono in quel blog . E di Grillo, ovviamente. Ci provo.
Sorvolo su i complimenti per la trasmissione, su quanto mi piace Lui, su quanto sono d’accordo con le cose che in genere dice e fa, ma…accidenti! Andiamoci piano col chiamare tutto questo: democrazia diretta. La petizione per le dimissioni di Fazio, è stata una iniziativa che è nata fuori dal consesso dei partiti, bella e giusta, autonomamente iniziata e proposta da un singolo cittadino (Grillo), ma questo, scusatemi tanto, non basta certo a farne una iniziativa democratica diretta. Se no ogni volta che qualcuno alza una bandiera e tutti gli vanno dietro senza ascoltare i partiti, quella è democrazia diretta? Eh no. A prescindere se quella bandiera è bella o di merda, decidere spontaneamente di andare dietro una bandiera (o una iniziativa) quello non fa un grano di democrazia. E questo vale anche per qualsiasi iniziativa, internetcrazia compresa.

Personalmente sono arcistufo di seguire bellissime bandiere senza sapere come posso fare a non essere solo uno che le bandiere le segue, ma essere uno che contribuisce insieme ai compagni di strada a decidere DOVE e COME quella bandiera si deve muovere. Diffido di questo spontaneismo. Ancora di più dello spontaneismo che si rafforza dietro il carisma di uno (che si chiami Gesù o Mao o Grillo, non me ne fotte).

La democrazia innanzi tutto è REGOLE. E regole *esplicite*. Regole che garantiscono che ciascuno avrà diritto ad una uguale porzione di potere nel governare le risorse che si mettono in comune e gli spazi di sovranità che si disposti a cedere per organizzarsi verso uno scopo comune. Il resto è legge della giungla, reattività emozionale. Gli stessi elementi che stanno dietro le adunate oceaniche, le mascelle protese e i capelli trapiantati. Mi piacerebbe, e spero, che il primo che sappia queste cose e che ci stia attento sia Beppe. E lo stesso mi auguro di chi sta (per ora lodevolmente) lavorando per internetcrazia. Ma la democrazia è una cosa difficile. Ancora di più una democrazia che pretende che ciascuno sia leader di sè stesso. Che ciascuno possa liberarsi dell’obbligo della delega. Sia in termini istituzionali che psicologici.

Ora, se uno non è capace di liberarsi della dipendenza psicologica, peggio per lui. Ma se uno non predispone regole che la contrastino, perchè non se ne rende conto, o peggio, dovesse utilizzarla (anche per buoni fini) allora quello non può dirsi un democratico diretto. Posso al limite amarlo, ma non per quello posso giudicarlo DD. Per esistere la DD occorre che esistano regole chiare ed esplicite che consentano a tutti pari opportunità di proposta, discussione, decisione, controllo, che consentano una scelta (e la revoca) del leader con meccanismi di voto espliciti e non di acclamazione o di diritto di nascita (alias soci fondatori).
Inoltre anche quelle stesse regole devono stare sotto il controllo democratico diretto di tutti coloro che partecipano di quella struttura democratica. La delega implicita che si realizza quando qualcuno si dichiara responsabile di un qualche che, e gli altri non sanno come si può fare a cambiarlo o come si fa a diventare essi stessi eventualmente responsabili, è perversa. Questa delega implicita non è per niente DD. Può essere accettabile solo in via assolutamente provvisoria e sapendo che quella è una condizione che va eliminata al più presto, pena lo stravolgimento dei fini. Io credo che dobbiamo lottare perchè tutti noi (il popolo) possiamo riprenderci il diritto di guidare questa nazione e questo pianeta, senza obbligo di delegare qualcun altro a farlo per noi. Continuando anche ad avere la possibilità di delegare (*) il nostro potere a qualcun altro (per necessità o per scelta), ma sempre in maniera revocabile e con meccanismi chiari, espliciti, in modo da non perdere mai il “controllo” della situazione.

Grillo potrebbe avere oggi un ruolo grandissimo di diffusore della idea dd, e in parte già lo ha. Ma dovrebbe far capire proprio a tutte le persone che sono disposte a seguirlo senza farsi troppe domande, e sulla base della semplice fiducia, che seguire un capopolo non è DD. In un certo senso dovrebbe lavorare per rendersi inutile. Tutti i fondatori, teorici, guru, e padri della patria lo dovrebbero. Il resto è dejà vu.

CorDDialità,
Pino Strano.

Note:Chi volesse può consultare:http://come.to/demodiretta http://www.reocities.com/CapitolHill/Senate/3412/ (sito storico della prima Associazione politica per Democrazia Diretta fondata a febbraio del 1995) (ricco di riferimenti e links anche se ora disattivo), oppure:http://www.abolish-power.org/pwp_italy.html (un modello teorico abbastanza completo e “estremo” di DD) Oppure prendetevi la briga di cercare “democrazia diretta” su google e stupitevi….ma questo lo sapete :-)))(*) Pensare che la DD escluda in via assoluta il diritto di delegare il proprio potere è una solenne stupidaggine. Tutti i DD dotati di cervello sanno che un certo tasso di delega (purtroppo) è inevitabile: per esempio almeno a livello di compiti esecutivi (chi ne dubita, provi a piantare lo stesso chiodo con lo stesso martello in più di uno). Il punto è che la delega non deve realizzarsi in maniera non revocabile, che allora con la perdita di controllo realizzerebbe una alienazione della sovranità (che è quello che accade con la delega irrevocabile per cinque anni del nostro sistema “”democratico”” rappresentativo).(**)Questo l’ho scritto sul forum di internetcrazia il 2005/09/23, cioè proprio il giorno in cui ho deciso di registrarmi sui meetup di beppe grillo, richiamato appunto dall’uso dei termini “demcorazia diretta” che beppe grillo fece in occasione della richiesta di dimissioni di Fazio. Poi ho riscritto praticamente lo stesso post sul meetup… solo che non riesco a trovarlo…ma non è importante.