Sapete?… quando da piccoli, si fa qualcosa di simile a “chi vuole giocare con me metta il dito qui sotto!”?
Ecco la sensazione che ho è questa.
Chi fa quel tipo di appello corre vari rischi.
Il rifiuto di un mano con nessun dito. Nessuno che vuole giocare con te, sentirsi di non contare, delusione per la speranza svanita.
La superbia.
Il desiderio di affermazione, che annebbia la meta. Vuoi giocare o ti interessa solo mostrare o vedere se ci sono quelli che mettono il dito sotto?
Però se nessuno lo fa, se nessuno è in grado di attirare molte dita, qui si rischia di non giocare mai.
Ma non ci sono altri metodi? Solo quello della mano che si alza a palmo verso?
Ok. Non è una cattura di dita.
Ma se come politici, come cittadini politici, fossimo capaci di non ragionare più con i vecchi schemi mentali…
Qui si tratta di reinventare la democrazia.
Uscire fuori dallo schema mentale che ci costringe a vedere la politica come qualcosa di cui si occupano pochi.
E anche dallo schema mentale
che l’alternativa sarebbe essere tutti dei politici.
Non è così. Non è questo.
Io, almeno un’alternativa la vedo.
Una struttura ad albero di deleghe reciproche.
Consentirebbe a tutti di esserci o non esserci senza particolari formalità.
Se l’albero personale è modificabile in “ogni” momento, ciò determinerebbe un alto livello di rappresentatività anche con numeri di presenza “diretta” piuttosto bassi.
Invece di avere un delegato fisso per cinque anni e con un sacco di potere discrezionale rispetto a chi lo ha eletto, ne potrei avere mille.
Tra loro in relazione gerarchica, direi piramidale. In cima alla piramide ci sta ognuno di noi. Ognuno controllando la gerarchia dei propri delegati.
Ecco, perché ha proprio senso la piramide rovesciata.
Qualcuno dice che verrà da sè. Non credo. Non c’è ancora sufficiente consapevolezza, e quando ci sarà i cambiamenti saranno possibili. Ma non è indifferente il nostro singolo ruolo. Non alzerò la mano a palmo verso, ma invece, comincerò a giocare. Chi vuole giocherà anche lui.