Se vogliamo l’unione, bisogna prima concordare sulle regole del gioco.
Non sull’obbiettivo.
L’obbiettivo è vincere.
L’obbiettivo è il potere.
La stessa non violenza aveva come obbiettivo il raggiungimento del potere, della capacità di essere indipendenti.
Il potere non è una cosa buona cattiva.
Chiaro che quando ce n’è molto accumulato, concentrato, la cosa può essere rischiosa (per gli effetti ampi che un ampio potere può generare). Ma cosa è ogni singola entità che ci compone se non un concentrato di potere, energia.
Quindi mi metto insieme con chi vuole vincere è basta? Affatto.
Mi metto insieme a chi come me, vuole il potere mentre riconosce a ciascuno lo stesso diritto.
Quindi abbiamo tutti il diritto di volere essere dittatori, capi, servi, quello che si preferisce. Chi decide?
Appunto di questo si deve parlare.
Di regole. Che esprimano quel principio. Che dicano e implementino sempre meglio questo principio. Abbiamo tutti, e ci riconosciamo l’un l’altro, lo stesso diritto.
C’è una parola che io e altri usiamo per questo, generalizzando il suo originario significato, ed è: isegoria.
Strettamente: il pari diritto di parola. Pari diritto all’accesso al canale verbale a disposizione, forma di potere espressivo.
Generalizzato a: pari diritto di potere, di governo, di accesso agli strumenti per l’esercizio dei diversi poteri a disposizione.
I greci che si riunivano nell’agora, non riconoscevano esattamente a tutti il diritto di parola [cit.]. Credo che la situazione fosse in piena preda delle reazioni emozionali della piazza. Non a caso la retorica era un arte apprezzata. Dal punto di vista regolamentare però, regole esplicite e implicite, credo lasciassero a desiderare. Insomma, come minimo c’erano tutti i difetti dell’assemblearismo.
Non so se ci fossero regole esplicite o scritte, che regolavano l’accesso al pulpito, certo agivano pesanti meccanismi naturali.
Ma l’idea era la stessa, apparentemente irragionevole, idea di uguaglianza, dal punto di vista del diritto.
Perchè è il diritto a decidere tutti insieme, su ciò che poi tutti insieme si sarebbe dovuto sopportare.
Che poi fosse realizzata con molti limiti, questo è il destino di ogni realizzazione. La cosa interessante è che le forme di partecipazione e di efficienza ed efficacia della partecipazione, si sono inverate. Il processo, era diventato palese.
Altrove nel mondo, e anche nel tempo, accadeva o era accaduto, probabilmente inverando altre forme di democrazia.
Per come la vedo io, e il mondo con cui interagisco, il processo, evidenziato dalla democrazia di Atene, continua e continuerà.
Nov 262023